Oddone di Cluny: un monaco d’altri tempi

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Foto di Ruben Hutabarat su Unsplash

Il Medioevo ha sempre rappresentato un periodo particolare nella storia dell’umanità, da una parte ha presentato personaggi che sono rimasti nella memoria per le loro imprese e le loro gesta, e figure che con il loro pensiero hanno portato dei cambiamenti nella società dell’epoca e non solo. C’è poi, potremmo definire una parte di studiosi che hanno etichettato il Medioevo come un periodo buio, per svariati motivi. Ma tant’è che comunque la si voglia  pensare, proprio in quel periodo sono nate e vissute persone che hanno lasciato con il loro esempio e la loro vita un qualcosa che si ricorda ancora dopo millenni.

E’ il caso di Oddone di Cluny (872-942) nato a Le Mans un piccolo comune francese, educato alla corte di Guglielmo I d’Aquitania (875-918) completò gli studi a Parigi sotto la guida del monaco, teologo e filosofo francese Remigio d’Auxerre (841-908). Era il 909 quando Oddone divenne sacerdote e monaco benedettino e alla morte dell’abate Bernone (850-927) fondatore dell’abbazia di Cluny, avvenuta nel 927, gli succede come abate.

L’esperienza monastica è una lunga ricerca, un continuo approfondire il proprio senso religioso, come senso unico della vita e dell’esistenza. Con l’autorizzazione del papa Giovanni XI (931-935) nel 931 Oddone iniziò la riforma dei monasteri benedettini italiani e francesi, riunendo sotto il suo controllo i vari monasteri.

Porta avanti la sua riforma, conquistando i monaci con la generosità, li invita ad abbandonare e a distaccarsi dai beni terreni, chiede una maggiore osservanza delle regole e inserisce nel programma quotidiano la recita dei salmi, la lettura e lo studio, allo stesso tempo dà molta importanza alla preghiera liturgica, arricchendo nel contempo anche la liturgia. In definitiva la riforma cluniacense, introdotta da Oddone era un movimento che mirava a riportare la vita monastica alla sua originaria purezza e rigore, secondo la Regola di San Benedetto. Così i monasteri cluniacensi ottennero una grande autonomia dai poteri secolari, consentendo loro di dedicarsi interamente alla vita contemplativa e alla preghiera.

I monaci cluniacensi dedicarono grande attenzione allo studio e alla cultura, contribuendo alla rinascita culturale, essi erano anche amanuensi copiavano testi religiosi, classici latini, opere storiche e scientifiche. Questo lavoro contribuì a preservare un patrimonio culturale inestimabile e a diffondere il sapere in tutta Europa, soprattutto nel periodo medievale.

Certo, ai giorni nostri, i monaci non sono più “amanuensi”, ma vanno al passo coi tempi, non semplici divulgatori della Parola di Dio, ma monaci che oggi, inseriti nella società, si servono del computer e si inseriscono nella vita di tutti i giorni, in poche parole, si può affermare che escono dalla “cella” di antica memoria che caratterizzava nel passato, quasi tutta la loro vita.

Oddone tra il 936 e il 942 si recò in Italia fondando monasteri come quello di Nostra Signora sull’Aventino, che attualmente è la chiesa dei Cavalieri di Malta: S. Maria del Priorato, inoltre riformò i monasteri di Subiaco e di Montecassino. Partendo da Roma, sulla via del ritorno presso il monastero di S. Giuliano, a Tours, sempre in Francia, si ammalò e morì il 18 novembre del 942. Il corpo di questo abate si trova nell’abbazia di Cluny.

Oddone di Cluny, come molti santi dei primi secoli, è stato venerato come tale dalla Chiesa a causa della sua vita esemplare e dei miracoli attribuitigli. La sua reputazione di santo si è consolidata nel corso dei secoli attraverso la devozione popolare e la venerazione dei suoi contemporanei e successori.

Gualtiero Sabatini: