Non possiamo 'normalizzare' la violenza, prenderla come una cosa naturale. No, non si normalizza la violenza contro le donne, sostenendo una cultura maschilista che non accetta il ruolo di protagonista della donna nelle nostre comunità”. E' quanto afferma Papa Francesco dal palco allestito presso l'Istituto Jorge Basadre di Puerto Maldonado, nel cuore dell'Amazzonia, dove si trova per il Viaggio Apostolico in Perù. Incontrando la popolazione locale, si sofferma sui temi della “tratta”, un termine “errato” secondo il Pontefice: “In realtà dovremmo parlare di schiavitù: schiavitù per il lavoro, schiavitù sessuale, schiavitù per il guadagno“. E aggiunge: “Fa male constatare come in questa terra, che sta sotto la protezione della Madre di Dio, tante donne sono così svalutate, disprezzate ed esposte a violenze senza fine”. Da qui l'invito a non voltare le spalle a queste tragiche situazioni: “Non ci è lecito guardare dall’altra parte e lasciare che tante donne, specialmente adolescenti, siano 'calpestate' nella loro dignità“.
Immigrazione e falsi dei
Se nel discorso fatto agli indigeni aveva elogiato la bellezza dell'Amazzonia, denunciando lo sfruttamento di questa terra minacciata dai nuovi colonialismi, alla popolazione locale fa notare come questa stessa regione sia divenuta una terra d'immigrazione. Diverse persone, aggiunge, “sono venute a cercare un futuro migliore per sé stesse e per le loro famiglie. Hanno abbandonato la loro vita, povera ma dignitosa, per la promessa che certi lavori avrebbero messo fine a situazioni precarie, si sono basati sul luccichio promettente dell’estrazione dell’oro”. E denuncia: “Però non dimentichiamo che l’oro può diventare un falso dio che pretende sacrifici umani“. Assieme all’avarizia, al denaro e al potere, “sono falsi dei che corrompono tutto. Corrompono la persona e le istituzioni, e distruggono anche la foresta”. E, parafrasando il Vangelo, ricorda le parole che diceva Gesù: “Ci sono demoni che, per essere scacciati, richiedono molta preghiera. Questo è uno di quelli. Vi incoraggio a continuare a organizzarvi in movimenti e comunità di ogni tipo per cercare di superare queste situazioni; e anche a far in modo, a partire dalla fede, di organizzarvi come comunità ecclesiali che vivono intorno alla persona di Gesù”. “Dalla preghiera sincera e dall’incontro pieno di speranza con Cristo potremo ottenere la conversione che ci faccia scoprire la vita vera – prosegue -. Gesù ci ha promesso vita vera, vita autentica, vita eterna. Non vita fittizia, come le false promesse che abbagliano e che, promettendo vita, finiscono per portarci alla morte“.
Farsi comunità
Ribadisce la dimensione comunitaria della fede: “La salvezza non è generica, non è astratta. Il nostro Padre guarda alle persone concrete, con volti e storie concreti, e tutte le comunità cristiane devono essere riflesso di questo sguardo di Dio che crea legami, genera famiglia e comunità. E’ un modo di rendere visibile il Regno dei Cieli, comunità in cui ciascuno si senta partecipe, si senta chiamato per nome e spinto ad essere artefice di vita per gli altri“.
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“Amate questa terra”
Infine, un appello alla speranza: “Facendo il giro ho visto tanti bambini, e dove ci sono bambini c'è speranza. Grazie! Ho speranza in voi, nei cuori di tante persone che desiderano una vita benedetta. Siete venuti a cercarla qui, dove si trova una delle esplosioni di vita più esuberanti del pianeta. Amate questa terra, sentitela vostra. Odoratela, ascoltatela, meravigliatevi di essa. Innamoratevi di questa terra Madre de Dios, impegnatevi per essa e custoditela, difendetela. Non usatela come un mero oggetto che si può scartare, ma come un vero tesoro da godere, da far crescere e da trasmettere ai vostri figli”.