Sembra riaffacciarsi lo spettro della simonia, cioè il commercio dei beni spirituali, nella denuncia lanciata stamattina da Papa Francesco durante l'omelia della Messa a Casa Santa Marta. Il Pontefice mette in guardia, infatti, dalle “chiese supermercato”, dove manca la gratuità e così il tempio di Dio non è puro.
La riflessione del Santo Padre parte dalle due Letture odierne, tratte dal Libro dei Maccabei e dal Vangelo di San Luca, accomunate dal tema della purificazione del tempio. La domanda che pone Bergoglio è “come si fa a rendere puro il tempio di Dio?”. La risposta è vigilanza, servizio, gratuità.
Il primo tempio su cui bisogna vigilare – l'appello del Papa – è “dentro di noi”. Ed è anche necessario prendersi cura del tempio di Dio che sta nei bisognosi. Egli afferma: “E io mi domando: so custodire quel tempio? Mi prendo cura del tempio con il mio servizio? Mi avvicino per aiutare, per vestire, per consolare quelli che hanno bisogno? San Giovanni Crisostomo rimproverava quelli che facevano tante offerte per ornare, per abbellire il tempio fisico e non prendevano cura dei bisognosi. Rimproverava! E diceva: “No, questo non va bene. Prima il servizio, poi le ornamentazioni”. Francesco ricorda dunque che “quando noi ci avviciniamo a prestare un servizio, ad aiutare, assomigliamo a Gesù che è lì dentro”.
Ne deriva il terzo atteggiamento indicato dal Vescovo di Roma: la gratuità. “Quante volte con tristezza entriamo in un tempio; pensiamo a una parrocchia, un vescovado, non so …- pensiamo – e non sappiamo se siamo nella casa di Dio o in un supermercato. Ci sono lì i commerci, anche c’è la lista dei prezzi per i sacramenti. Manca la gratuità. E Dio ci ha salvato gratuitamente, non ci ha fatto pagare nulla”.
L'obiezione che potrebbe seguirne è che servono soldi per mantenere le strutture, mantenere i sacerdoti, etc… Ma il Papa risponde: “Tu dà la gratuità e Dio farà il resto. Dio farà quello che manca”. Le nostre chiese, conclude, siano “chiese di servizio, chiese gratuite.”