“Gesù ci chiede coerenza di vita, fra quello che facciamo e quello che viviamo dentro. La falsità fa tanto male, come l’ipocrisia”. Chiediamo allora al Signore la grazia della “verità interiore”. E' questa la preghiera che Papa Francesco eleva al cielo nel corso dell'omelia pronunciata quest'oggi nella Messa celebrata a Santa Marta. Il Papa si sofferma soprattutto sulla Lettera di San Paolo apostolo ai romani, dove l'apostolo delle genti in cui si esorta “ad aderire con un atto di fede a Dio”, spiegando qual è il “vero perdono di Dio”, ovvero, secondo Bergoglio, quello “gratuito che viene dalla sua grazia”, “dalla sua volontà”. Poi aggiunge: Non è certamente quello che “pensiamo di avere per le nostre opere”.
Il perdono
Le nostre azioni, dice il Santo Padre, “sono la risposta all’amore gratuito di Dio, che ci ha giustificato e che ci perdona sempre”. La nostra santità, aggiunge, sta “proprio nel ricevere sempre questo perdono”. Cita poi il Salmo proclamato durante la liturgia della Parola: “Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate e i peccati sono stati ricoperti. Beato l’uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato”. E' Dio, prosegue il Papa, “quello che ci ha perdonato il peccato originale e che ci perdona ogni volta che andiamo da Lui. Noi non possiamo perdonare i nostri peccati con le nostre opere, solo Lui perdona”. Noi possiamo solo rispondere con “le nostre opere a questo perdono”. Citando poi il Vangelo odierno, il Pontefice sottolinea come Gesù fa capire ad ogni uomo “un altro modo di cercare la giustificazione”, proponendoci l’immagine di “quelli che si credono giusti per le apparenze”. Ovvero quelli, prosegue Bergoglio, che sanno fare la “faccia da immaginetta”, come “se fossero santi”. “Sono gli ipocriti. Dentro di loro è tutto sporco – spiega il Papa -, ma esternamente vogliono apparire giusti e buoni, facendosi vedere quando digiunano, pregano o fanno l’elemosina. Ma dentro il cuore non c’è nulla”, “non c’è sostanza”.
I trucchi dell'anima
La loro “è una vita ipocrita”, e la loro verità “è nulla”. Sono persone che “truccano l’anima, vivono del trucco”. E anche la santità per loro è un trucco. Al contrario, “Gesù ci chiede sempre di essere veritieri, ma di esserlo dentro al cuore”. Se all'esterno appare qualcosa, prosegue il Papa, “che appaia questa verità, quello che c'è dentro al cuore”. Ecco spiegato il consiglio che dà Cristo: “Quando preghi va a farlo di nascosto; quando digiuni, lì sì, truccati un po’, perché nessuno veda nella faccia la debolezza del digiuno; e quando dai l’elemosina che la tua mano sinistra non sappia quello che fa la destra, fallo di nascosto”. Questo è quello che chiede Gesù. Gli ipocri, invece, aggiunge Francesco, vivono una “giustificazione dell’apparenza”: sono “bolle di sapone che oggi ci sono e domani non ci sono più”.
Coerenza di vita
Quello che ci chiede Cristo, rimarca ancora il Papa, è una “coerenza di vita fra quello che facciamo e quello che viviamo dentro. La falsità fa tanto male, come l’ipocrisia, è un modo di vivere”. Nel Salmo “abbiamo chiesto la grazia della verità davanti al Signore. Questa è una cosa bella. 'Signore, ti ho fatto conoscere il mio peccato, non l’ho nascosto, non ho coperto la mia colpa, non ho truccato la mia anima. Ho detto: ‘Confesserò al Signore le mie iniquità’ e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato'”. Infine, il Papa indica una strada per evitare che l'ipocrisia diventi un'“abitudine”: “non accusare gli altri ma imparare la saggezza di accusare se stessi, senza coprire le nostre colpe davanti al Signore“.