In Nigeria un altro prete cattolico, padre Mark Ojotu della diocesi cattolica di Otukpo, è stato rapito lungo Okpoga-Ojapo Road, nello Stato di Benue. Lo riferisce il direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, Alessandro Monteduro.
Rapito il quinto sacerdote cattolico in Nigeria
“In Nigeria un altro prete cattolico, il reverendo padre Mark Ojotu della diocesi cattolica di Otukpo, è stato rapito ieri pomeriggio lungo Okpoga-Ojapo Road, nello stato di Benue. E’ il terzo in 5 giorni. E’ oramai una caccia all’uomo nell’indifferenza generale”, commenta la fondazione.
***In #Nigeria un altro prete cattolico, il reverendo padre Mark Ojotu della diocesi cattolica di #Otukpo, è stato rapito ieri pomeriggio lungo Okpoga-Ojapo Road, nello stato di #Benue. È il terzo in 5 giorni. È oramai una caccia all’uomo nell’indifferenza generale!***
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Sempre di questi giorni un attacco ai cristiani a Mallagum, nello Stato nigeriano di Kaduna, con diversi morti.
Queste bare custodiscono i corpi di nostri fratelli cristiani, vittime di un attacco sferrato dai pastori #fulani a #Mallagum, #Kagoro, amministrazione di #Kaura, nello stato nigeriano di #Kaduna. E' così che la comunità cristiana della #Nigeria potrà "festeggiare" il #Natale! pic.twitter.com/GgqXPpggdk
— ACS-Italia (@acs_italia) December 22, 2022
La diffusione del jihadismo limita l’operato della Chiesa
La violenza jihadista continua a diffondersi in tutta l’Africa. Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) richiama l’attenzione sul fatto che dal novembre dello scorso anno gli attacchi terroristici colpiscono anche il nord del Benin. Finora i Paesi dell’Africa nord-occidentale più colpiti dal jihadismo sono stati Mali, Burkina Faso, Ciad, Niger, Camerun e Nigeria.
A causa del pericolo del terrorismo, la Chiesa nel Benin settentrionale è limitata nell’esercizio della sua opera pastorale. A titolo di esempio si può citare il caso delle benedettine del convento “Notre Dame de l’Écoute”, della diocesi di Natitingou, presente nel Paese da 17 anni. Quest’anno le religiose sono state costrette a lasciare il loro convento per un periodo imprecisato e a stabilirsi a Parakou, nel centro del Benin. «Eravamo consapevoli di essere un bersaglio privilegiato per gli attacchi degli estremisti, poiché siamo un gruppo di sette sorelle con diversi fattori che lavorano contro di noi: siamo straniere, bianche e donne», afferma suor Ana, partner locale dei progetti di ACS.
Natitingou si trova a 100 km dal confine settentrionale con il Burkina Faso, e già alla fine dello scorso anno le benedettine erano state avvertite del crescente rischio di rapimento per gli stranieri presenti nella regione. Il dilagare della violenza e dell’insicurezza ha frenato la crescita della giovane diocesi di Natitingou, territorio di evangelizzazione sin dal 1942. Il Benin ha ricevuto i suoi primi missionari 160 anni fa e attualmente la percentuale di cattolici nel Paese è pari al 25%.