In terris nei giorni scorsi ha raccontato e commentato la sconcertante vicenda dei manifesti blasfemi apparsi a Roma.
Il dolore di chi crede
“Chi mi conosce lo sa: sui social non do seguito alle provocazioni politiche, non promuovo la fede nella quale credo, non critico chi si espone con aggressività ( la stessa che tanti trovano in altri, ma non riconoscono in loro stessi), non mando a farsi fottere quelli che scrivono idiozie e banalità, non mortifico i molti che parlano per frasi fatte e che sono certi di essere dalla parte dei giusti”, la scrittrice Mariantonia Avati . “Oggi, però, mi è difficile non esternare il mio dolore per quanto è avvenuto al Macro di Roma- osserva-. Non farò il riassunto del fatto, non posterò l'immagine incriminata. Non allegherò articoli di opinionisti schierati. Voglio però esprimere fermamente il mio dolore di credente e praticante. Il mio sentimento religioso ( e non a caso parlo di “sentimento”) è paragonabile al sangue che mi scorre dentro“.
Le cose più belle
Aggiunge Mariantonia Avati: “Mi nutre, mi alimenta, mi rende vitale, mi ossigena i pensieri, induce le mie scelte e sostiene la mia forza. Il mio Dio mi è padre, amico, confidente, consigliere. Gesù lo riconosco nello sguardo delle persone migliori che incontro, anche quelle che lo rifiutano per pregiudizio e poca conoscenza”. Maria, spiega Avati, è “il mio cuore, la compagna dei momenti migliori e peggiori, Colei che mi stringe la mano sempre e mi sussurra all'orecchio le cose più belle. Loro li amo, come amo i miei genitori, mio marito, mio figlio, i miei fratelli e le persone che mi sono care”. E “come non permetto a nessuno di offendere, mortificare, denigrare, ferire chi mi è accanto, allo stesso modo mi ribello nei confronti degli esseri schifosi che hanno stampato e affisso Gesù pedofilo”. Inoltre “confondere Cristo con chi compie atti orrendi, approfittando dell'abito che indossa è di una gravità senza precedenti”.
Zero alibi
Prosegue, quindi, Mariantonia Avati nella sua profonda a accorata riflessione: “Che nessuno si scomodi a riesumare crociati e santa inquisizione, Ior e attici nel centro di Roma, festini e corruzione per contestare la mia posizione. Ogni uomo di chiesa è responsabile di quello che è, che fa, che dice e quando si macchia di nefandezze va perseguito e punito con severità”. Pertanto, avverte, “non avventuratevi in digressioni che non hanno valore rispetto a quanto accaduto, perché io per prima condanno i mostri. Ma che nessuno tocchi il mio Dio“.