Si è concluso oggi il 18 summit dell’associazione per la cooperazione regionale nell’Asia del Sud. I due giorni di lavori si sono svolti nella capitale del Nepal, Kathmandu, e tutti gli otto Paesi membri (Nepal, Pakistan, Afghanistan, Sri Lanka, Bhutan, Bangladesh, Maldive e India) hanno convenuto che “la lotta al terrorismo e al fondamentalismo religioso per governi dell’Asia meridionale è un nemico comune che minaccia ogni modo di vivere civilizzato”. È stato il premier del Nepal, Shushil Koirala a presentare i contenuti finali del summit, su cui tutti i capi di stato presenti si sono trovati d’accordo.
Nel suo intervento il premier pakistano Nawaz Sharif ha sottolineato che è inutile “combatterci fra di noi, ma insieme combattere il disordine sociale, la povertà e l’estremismo religioso violento che cerca di minare i nostri sforzi”. L’associazione è stata fondata l’8 dicembre 1985, e nel corso del vertice di Dacca del 2005 è stato concesso lo status di osservatore a Cina e Giappone. Nel 2006 lo stesso status è stato assegnato a Stati Uniti, Corea del Sud e Unione Europea. E proprio in occasione di questo ultimo summit la Cina ha fatto richiesta formale per essere ammessa come membro dell’Associazione.
Liu Zhenmin, vice ministro cinese degli esteri, si è fatto portavoce per il suo Paese nel presentare la richiesta: “Siamo pronti a migliorare la cooperazione economica con i Paesi dell’Associazione: in campo commerciale, agricolo e di investimenti siamo presenti qui dal 2006. Abbiamo inoltre stanziato 550mila dollari per il vostro Fondo di sviluppo, e siamo pronti a finanziare 10mila borse di studio per i giovani della regione”. Richiesta che ha quasi generato un piccolo incidente diplomatico, in quanto gli stati membri si sono divisi sulla decisione: Nepal, Pakistan e Afghanistan hanno approvato la richiesta, mentre Sri Lanka, Bhutan, Bangladesh, Maldive e India hanno dato il loro parere negativo.