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Nella notte di Natale l’annuncio della nascita di Gesù con il rito della “kalenda”

Si avvicina la festività del Santo Natale e la Liturgia ha riservato antifone e letture particolari, seppur negli anni vi sono state delle modifiche, vi è una composizione liturgica antica in latino, che i Pontefici annualmente recitano ed è la “Kalenda” che significa il primo giorno del mese.

Ogni anno, con l’Avvento ci si domanda: “Che luna si deve dire al canto della Kalenda di Natale?”. Vale a dire: in quale giorno lunare cade il Natale, per cantare l’annuncio natalizio del Martirologio, (un libro liturgico) in modo giusto? Il 25 dicembre di quest’anno del calendario solare cade il 26° giorno dall’ultima luna nuova. Il canto, o annuncio, inizierà con queste parole: “Octavo Kalendas Ianuarii, Luna vicesima sexta…”. La melodia con la quale verrà intonata sarà gregoriana, la stessa che inizialmente era inserita nel Breviario all’Ora Prima, ma poi eliminata.

In San Pietro, un diacono, alla presenza del Pontefice, proclama la kalenda prima della Messa della notte. Sarebbe una buona pratica che questa prassi venisse ripresa in tutte le diocesi. La processione liturgica iniziale durante la celebrazione notturna, rievoca il mistero di Dio che viene incontro all’umanità, mistero che ha raggiunto il suo culmine con l’Incarnazione del Verbo appunto nella storia della salvezza.

Il dogma dell’incarnazione è ricordato dai cattolici nel Credo, questa unità della natura umana con quella divina è detta unione ipostatica, che si è costituita al momento del concepimento. Gesù ha due nature, Egli è “vero Dio” e “vero uomo”(Concili di Efeso 431 e di Calcedonia 451). Cristo ha dimostrato questa duplice natura durante i miracoli e sulla Croce, solo un Dio poteva continuare ad amare dalla Croce l’umanità che lo ha sacrificato. Alla fine della Kalenda è narrato lo scopo dell’incarnazione: “volendo santificare il mondo”, il Signore nella Sua Misericordia ci vuole tutti santi, è un lecito desiderio aspirare alla santità.

Il testo della kalenda, ricorda per come è composta la struttura del Prologo giovanneo che si proclama nella Messa del giorno di Natale. Molto chiaro lo schema teologico: ripercorre alcuni eventi storici biblici. Sono citati più volte dei numeri (gli anni trascorsi da tali eventi, i mesi della gravidanza della Vergine), i luoghi più significativi (Ur dei Caldei, Egitto e Betlemme) alcuni Patriarchi, profeti e altre figure (Abramo, Mosè, Davide, Daniele, la Vergine, Gesù).

Con il cnato si vuole ribadire la verità che Cristo è nato da una donna, contro ogni pensiero gnostico, tentazione odierna che senza scrupoli cerca di trascinare anche i ragazzi nelle sue eresie. La storia della salvezza è costellata dalle fatiche di persone che si fidano di Dio che ascoltano la sua Parola, nulla di questa vita sfugge al suo amore che nel momento dell’incarnazione, raggiunge la sua pienezza come scrive S. Paolo in Gal 4,4. Dio entra nella storia e quindi nel tempo, perché a Lui sta a cuore tutta l’umanità, che Lui veda tutto può far suscitare un grande interrogativo, cioè dinanzi a tanti orrori che si consumano ogni giorno, perché non interviene?

Dio è Amore scrive S. Giovanni, il vero amore lascia liberi, Dio rischia il rifiuto delle sue creature, ma non obbliga nessuno ad amarlo. Incarnandosi si mette nelle mani di una “madre” una donna prescelta, ma che comunque è stata anch’ella libera di aderire con il suo fiat.

Il più grande peccatore fino all’ultimo suo respiro ha l’opportunità di chiedere perdono che Dio concede, se quel cuore è davvero pentito del male commesso ai fratelli, ma oltre la Misericordia dobbiamo ricordare che vi è anche la Giustizia Divina. La “vera luce del mondo” è quel Bambinello nato a Betlemme in povertà, un re che è adorato da umili pastori, lo stesso oggi è presente nei sacramenti mentre il suo corpo mistico si trova nei tanti fratelli bisognosi in ogni angolo del pianeta.

E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano.
E’ Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società.
E’ Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.
(Madre Teresa di Calcutta)

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