Naufragio, card. Zuppi: “Partire dal dolore per trovare soluzioni”

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Il presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi, è intervenuto stamane a Tv2000 ospite del programma “Di buon mattino”, in occasione dell’apertura della camera ardente per le vittime del naufragio che, ad oggi, sono 67.

Le parole del cardinal Zuppi

Dobbiamo ripartire dal dolore e da questo deve scaturire una determinazione rinnovata capace di vedere le responsabilità e anche le omissioni che possono favorire tragedie come queste”. Lo ha detto il presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi, a Tv2000 ospite del programma ‘Di buon mattino’, ribadendo con forza che tragedie come il naufragio di Cutro in Calabria non devono accadere “mai più”; per questo bisogna “partire da questo dolore e viverlo, perché molte volte diventa solo oggetto di altre analisi”. Solo così si potranno “trovare soluzioni per un problema che è enorme”. “Sono 30 anni che lo diciamo – ha proseguito il card. Zuppi –. Dobbiamo capire le cause per cui le risposte non sono sufficienti. Questo credo che sia il modo per ricordare le vittime”.

Il presidente della Cei ha ribadito, inoltre, che “il Mediterraneo ha sempre rappresentato un grande spazio d’incontro”. “Dovremmo dire, l’Italia in particolare, che questa è la vocazione per governare il fenomeno migratorio. Tutto questo per affrontarlo e non far finta che non ci sia. Ci sono state molte polemiche sulle Ong. Dobbiamo sempre ricordarci per quale motivo le Ong sono andate o vanno verso queste rotte: lo fanno per evitare tutto questo e cercare di soccorrere. Purtroppo queste tragedie accadono se non c’è sicurezza e se si è schiavi degli scafisti”.

L’arcivescovo è tornato a parlare, infine, sul tema della guerra in Ucraina e sulla necessità di pregare per una pace duratura: “Il 10 marzo ci uniremo al cammino di preghiera delle Chiese europee. L’Europa, forse più di tutti, deve far fronte a questa violenza terribile che la scuote. Torniamo indietro di decenni e secoli perché purtroppo in Europa le guerre non sono mancate per generazioni. Lasciare a bassa intensità le violenze è sempre pericoloso. Così è avvenuto nel Donbass dove la violenza è arrivata fino alla tragica e criminale scelta di occupare l’Ucraina. Non dobbiamo mai dimenticare le responsabilità e contemporaneamente cercare le soluzioni”.

Fonte: AgenSIR

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