Myanmar: dal 2012 100 mila musulmani fuggiti dalle persecuzioni

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Secondo l’Onu si tratta di uno dei gruppi etnici più perseguitati del pianeta. Stiamo parlando dei musulmani Rohingya in Myanmar. Infatti secondo un’ organizzazione non governativa locale, la Arakan Project, circa 900 persone al giorno starebbero fuggendo dalla Birmania in un nuovo esodo iniziato il 15 ottobre scorso. A causa delle violenze e degli scontri religiosi con la maggioranza buddista sarebbero circa 100mila gli islamici che avrebbero cercato negli ultimi due anni la salvezza fuggendo sui “boat-people”.

Chrsi Lewa, direttore della Arakan Project riferisce che circa 10 mila persone sarebbero fuggite dallo Stato in solo due settimane. L’emergenza è iniziata nel giugno del 2012, quando soprattutto nello Stato di Rakhine, sono iniziati gli scontri fra buddisti birmani e Rohingya che hanno portato a circa 200 morti e 250 mila sfollati. Sfollati che ancora oggi si trovano rinchiusi nei centri profughi dove devono subire maltrattamenti e sottostare a condizioni e leggi disumane.

Infatti una volta arrivati in questi centri, secondo la legge birmana, devono accettare di essere “classificati” come bengali e quindi ottenere la cittadinanza, oppure rimanere lì a vita, privati di tutti i più basilari diritti umani, come l’assistenza sanitaria, l’educazione o il lavoro. In pratica, dopo essere fuggiti dalle violenze e dalle persecuzioni che subiscono nella terra che li ha visti nascere, a queste persone – che non cercano altro che un po’ di pace – non resta che scegliere tra l’essere “classificati” o l’ergastolo a vita, con l’unica differenza di non aver commesso nessun crimine.

Manuela Petrini: