Myanmar, allarme per la crudeltà del governo militare. Civili sfollati e repressione

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Escalation di violenza in Myanmar. Svolta repressiva con l’imposizione della legge marziale in altri 37 comuni in tutto il paese. Comprese le roccaforti della resistenza delle regioni di Sagaing e Magwe. Dunque si fa decisamente più forte la pressione del governo militare del Myanmar sulla popolazione civile. L’obiettivo è schiacciare ogni possibile ribellione“, riferisce dalla martoriata nazionale l’agenzia missionaria vaticana Fides. E aggiunge una fonte che risiede nell’area di Mandalay: “Sta raggiungendo livelli insostenibili la sofferenza di innocenti. E lo sfollamento di civili, donne, bambini e anziani. La crudeltà dei militari verso il popolo è terribile. Così come i crimini di guerra“.

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La legge marziale è arrivata il giorno dopo che il regime ha esteso lo “stato di emergenza” per altri sei mesi. A due anni dal colpo di stato del 1° febbraio 2021. Il capo della giunta Min Aung Hlaing ha detto pubblicamente che “la sicurezza deve essere rafforzata in 65 delle 330 township del paese per ripristinare lo stato di diritto”. E, con l’approvazione del nuovo provvedimento, la legge marziale è ufficialmente in vigore in 37 nuovi comuni. Sparsi in otto stati, che sono sotto il controllo diretto dei comandanti regionali. Il regime aveva dichiarato la legge marziale in alcune parti delle province di Yangon, Mandalay e dello Stato Chin nel 2021. Tra i nuovi comuni destinatari della legge marziale, 11 sono nella regione di Sagaing, sul fiume Irrawaddy, a sudovest di Mandalay. Qui nelle scorse settimane si è intensificata l’azione militare dell’esercito, costringendo altri 6.000 civili a fuggire dalle loro case prima dell’avanzata delle truppe.  La giunta, inoltre, ha reso noto che i tribunali militari esamineranno tutti i casi di violazione della legge marziale. Avvertendo la popolazione che potranno essere comminate pene come l’ergastolo e la pena di morte. In tali casi, inoltre, non saranno ammessi appelli per i verdetti. Ad eccezione della condanna a morte, per cui un appello potrà essere presentato direttamente al generale Min Aung Hlaing, capo della giunta, per una decisione definitiva e inappellabile.

Giacomo Galeazzi: