Musulmani e Sud-America: Erdogan attende il sì per la moschea cubana

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Erdogan non è nuovo a sparate scivolose o a dichiarazioni quanto meno discutibili e anche stavolta il presidente turco non è stato da meno. Durante il suo tour sudamericano, parlando con i giornalisti in aereo ha dichiarato di aver “proposto alle autorità cubane di costruire una moschea uguale a quella di Ortakoy (Istanbul), ma stiamo ancora aspettando”.

Il pretesto che muove Recep Tayyip Erdogan non riguarderebbe solo la possibilità di garantire un luogo di culto ai  4.000 musulmani cubani ma sembrerebbe trarre forza da una rivendicazione (para) storica: in soldoni Erdogan ha sostenuto al primo Summit dei leader musulmani dell’America latina, svoltosi a Istanbul lo scorso novembre, che l’America sarebbe stata scoperta ben tre secoli prima di Colombo dai musulmani. “Già nel 1178 i marinai musulmani arrivarono in America, tanto che Colombo, veleggiando davanti a Cuba, potè addirittura scorgere una moschea in lontananza”, questo è quanto affermato dal presidente ed ex premier turco.

Quest’ipotesi, ricorda il sito inglese dell’autorevole quotidiano turco Hurriyet, era stata avanzata e diffusa già nel 1996 da Youssef Mroueh dell’ “As-Sunnah Fundation of America”: in una sua segnalazione Colombo notava la forma di un rilievo simile ad una moschea nei pressi di Gibara, sulla costa nord-orientale dell’isola caraibica. Gli studiosi avevano sempre valutato la notazione del navigatore italiano come una descrizione metaforica e non realistica, interpretazione che invece non fu condivisa da Mroueh, teorizzando la leggenda della moschea a Cuba.

Così Erdogan, facendo leva sul populismo e sulla demagogia per catalizzare i favori dell’islam internazionale ha dichiarato che “oggi una moschea starebbe bene sulla sommità di quella montagna”, annunciando che chiederà il permesso di costruire a spese della Turchia una moschea proprio sullo stesso promontorio in cui sorgeva, in base alla sua teoria, in passato. La proposta turca di costruire una moschea a Cuba è ancora in attesa di risposta.

Il presidente ha quindi precisato che nel progetto di costruzione della moschea su un terreno di oltre due ettari all’Avana, sarà coinvolta probabilmente anche l’Arabia Saudita che si è detta interessata alla realizzazione dell’impresa. La missione è affidata alla Direzione Affari religiosi (Diyanet) di Ankara, il cui vice capo, Mustafa Tutkun, spiegava che erano in corso negoziati con il governo cubano e un progetto per l’edificio di culto sarebbe già pronto. “La nostra Direzione – diceva Tutkun – è pronta a pagare il costo della moschea. Tutto è cominciato con una nostra idea e ci sono stati incontri bilaterali sulla questione. Il terreno che ospiterà l’edificio è già pronto”.

Sempre secondo Tutkun, Cuba avrebbe espresso l’auspicio che a realizzarlo non sia solo la Turchia, ma tutti i paesi dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oci) senza comunque opporsi alla costruzione. La Turchia sta portando avanti progetti simili in tutti i Caraibi, prevedendo tra l’altro, la costruzione di una moschea a Haiti.

Chissà che Erdogan non abbia fiutato la possibilità di inserirsi nel vuoto religioso e sociale causato da decenni di comunismo, presentando la proposta di un islam virile e radicale che possa attirare le nuove generazioni. Un’intuizione questa che rappresenterebbe un paradosso incredibile per gli Stati Uniti: dopo aver archiviato il pericolo durato mezzo secolo della Cuba comunista, si ritroverebbe vicino casa un potenziale amico dei suoi nuovi nemici.

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