Evangelizzazione Mozambico. “Nel 2017, quando sono arrivato ad Uncanha, cominciava a prendere corpo il sogno di un centro di formazione per i catechisti, un ‘Catequistado’, che abbracciasse tutta la famiglia, non solo i singoli catechisti, e offrisse quindi una formazione più completa e profonda, in un periodo di tempo abbastanza lungo. Il modello a cui si ispirava era il centro di formazione per i catechisti di Guiua”. A raccontarlo all’agenzia missionaria vaticana Fides è padre Carlo Biella, missionario della Consolata (IMC) dal 1989, che ha vissuto in Mozambico in tre periodi della sua vita.
Lettera apostolica
Nel tempo della formazione, nel 1992, prima dell’ordinazione sacerdotale avvenuta nel 1994; dal 2000 al 2007 nel Niassa; dal 2015 ad oggi, prima nel Niassa per due anni e dal 2017 nella diocesi di Tete, per condividere l’impegno missionario nei distretti di Maravia e di Zumbo, che i missionari della Consolata hanno assunto nel 2013, dopo 40 anni durante i quali un sacerdote poteva arrivare a visitare queste comunità solo una volta all’anno. Oggi padre Biella fa parte dell’équipe dei formatori del Catequistado di Uncanha, nella diocesi di Tete, ed ha quindi apprezzato in modo particolare la Lettera apostolica Antiquum ministerium.
Focus Mozambico
Padre Biella sottolinea che fin dal suo arrivo a Uncanha, il Centro di formazione per i catechisti era un tema ricorrente, sia negli incontri pastorali come in quelli dell’équipe missionaria, suscitando l’interesse e l’apporto di tutti. In quel periodo padre Franco Gioda stava ristrutturando la casa dei missionari. La missione di Uncanha infatti era stata fondata nel 1958 dai missionari di Burgos, ma era stata abbandonata nel 1971. Nel 2017 i Missionari della Consolata hanno assunto l’impegno pastorale dell’area, ponendosi a servizio delle comunità cristiane che avevano come punto di riferimento le tre parrocchie del luogo. Con gli incontri pastorali venne quindi avviato il dialogo e promossa la crescita delle comunità. E si manifestò anche la necessità di assicurare la formazione degli operatori pastorali.
Ideazione
Fin dalla sua prima ideazione, era opinione condivisa che il Centro avrebbe dovuto rispondere ad alcuni requisiti ritenuti essenziali: doveva essere “familiare”, essere attivo tutto l’anno e avere una dimensione inter-parrocchiale, anche la possibilità di modificare con immediatezza indirizzi o programmi per adattarsi meglio a necessità e urgenze emerse in corso d’opera. “Abbiamo coinvolto i 5 consigli delle 5 regioni che accompagnavamo – prosegue padre Biella -, chiedendo se fossero d’accordo, se ne sentissero l’esigenza, in quale modo avrebbero potuto collaborare, senza trascurare la necessaria individuazione di persone disponibili a formarsi per questo servizio. Il nostro Centro di formazione non voleva essere solo ed esclusivamente legato ai catechisti della zona. Ma aperto a tutti coloro che avevano una responsabilità pastorale e avessero quindi l’esigenza di essere accompagnati nel loro cammino di fede e nella loro formazione”.