La storia insegna come la violenza dittatoriale del terrorismo si esprima anche “uccidendo” la cultura. I radicalisti islamici dell’Isis (o Daesh) hanno diffuso via internet un breve video che documenta un rogo di libri cristiani realizzato nell’area di Mosul. Le immagini mostrano un militante jihadista che getta nelle fiamme libri e fascicoli che presentano crocifissi sulla copertina. Il video, lanciato con il titolo “Il Diwan (ufficio) per l’educazione distrugge libri d’istruzione cristiana a Mosul”, è stato messo in rete alla fine della scorsa settimana attraverso l’app Android jihadista Amaq News, realizzata con l’intento di diffondere tempestivamente tutte le notizie che riguardano operazioni e attacchi terroristici compiuti da affiliati allo Stato Islamico. Fonti locali riferiscono che buona parte dei libri dati alle fiamme erano quelli in uso nelle scuole per l’istruzione religiosa degli alunni cristiani delle scuole primarie, prima che Mosul cadesse nelle mani dei jihadisti.
Non si tratta del primo scempio perpetrato dal Califfato contro opere locali. La città irachena capoluogo del governatorato di Ninawa, conosciuta con il nome biblico di Ninive, cadde in mano ai miliziani dello Stato Islamico nel giugno del 2014. I Jihadisti nelle settimane successive epurarono la città da tutti i cristiani (scesi dai 50.000 del 2003 ai 3.000 del 2014), costretti ad abbandonare le proprie case dopo aver perso e visto sequestrati tutti i propri beni. Tra le azioni di guerra dei miliziani v’è stata anche la distruzione della moschea dedicata al profeta Giona, importante monumento storico costruito nel secolo XIII secolo d.C., delle millenarie mura di Ninive, di numerosi manoscritti e documenti di grande rilevanza storica della Biblioteca, una delle più antiche dell’Iraq – alcuni dei quali presenti in un elenco di testi rari stilato dall’Unesco – e di numerose statue e reperti risalenti all’impero assiro conservati nel Museo della città.