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Monteduro (ACS): “Atti in odio alla fede in aumento nel mondo, persecutori impuniti”

"Nel nuovo Rapporto non c'è nessun elemento di conforto ma descrive l'aggravarsi della discriminazione religiosa". Così Alessandro Monteduro nel presentare il nuovo Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo

“Nel nuovo Rapporto non c’è nessun elemento di conforto ma descrive l’aggravarsi della persecuzione e discriminazione religiosa. Nel mondo, in un 1 Paese su 3, il diritto alla libertà religiosa non è pienamente rispettato. L’Africa continua ad essere il continente più aggredito. Quest’anno c’è una novità: nell’elenco delle Nazioni dove il diritto alla libertà religiosa non è garantito, entra il Nicaragua”. Così Alessandro Monteduro, direttore di ACS Italia, nel presentare questa mattina il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo pubblicato da ACS Aiuto alla Chiesa che Soffre ogni due anni per documentare il grado di rispetto e il livello di violazione del fondamentale diritto alla libertà religiosa nei 196 Paesi sovrani del pianeta. Pubblicato per la prima volta nel 1999, il Rapporto viene consultato non solo dalle gerarchie ecclesiastiche ma anche da diplomatici e politici, ricercatori e giornalisti.

I dati del rapporto ACS

Nel mondo, in un 1 Paese su 3, il diritto alla libertà religiosa non è pienamente rispettato. L’Africa è il continente più aggredito. Cina e Corea del Nord si confermano ‘maglia nera’. La libertà di fede è dunque violata nel 31% delle nazioni, vale a dire in 61 su 196. Quasi 4,9 miliardi di persone, pari al 62% della popolazione mondiale, vivono in nazioni in cui la libertà religiosa è fortemente limitata. Il Rapporto 2023 sulla libertà religiosa nel mondo, presentato dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre denuncia come le minacce contro questo diritto siano sempre più gravi. “La persecuzione in odio alla fede è complessivamente peggiorata, e l’impunità dei persecutori è più diffusa”, sottolinea il direttore di Acs-Italia Alessandro Monteduro.

Alessandro Monteduro, Direttore ACS Italia (Foto: @acs_italia)

Il Rapporto della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, presentato oggi a Roma nell’ambasciata italiana presso la Santa Sede, copre il periodo compreso tra gennaio 2021 e dicembre 2022.

Dei 61 Paesi dove non c’è sostanzialmente il pieno diritto a praticare la propria fede, 49 sono quelli in cui è il governo a perseguitare i propri cittadini per motivi religiosi, con scarsa reazione da parte della comunità internazionale.

Nel planisfero del Rapporto, 28 Stati sono contrassegnati in rosso come “Paesi caldi”, indicanti persecuzione. Essi denotano i luoghi più pericolosi al mondo per praticare liberamente la religione. Altri 33 Stati sono in arancione, e indicano alti livelli di discriminazione. In 47 di questi Paesi la situazione è peggiorata da quando è stata pubblicata la precedente edizione del Rapporto, mentre le cose sono migliorate solo in nove di essi.

“Le comunità religiose minoritarie si trovano in una situazione sempre più drammatica; in alcuni casi – spiega il direttore di Acs-Italia Alessandro Monteduro – sono a rischio estinzione a causa di una combinazione di azioni terroristiche, attacchi al patrimonio culturale e misure più subdole come la proliferazione delle leggi anti-conversione, la manipolazione delle regole elettorali e le restrizioni finanziarie. Ci sono tuttavia anche casi di comunità religiose maggioritarie perseguitate, come in Nicaragua e Nigeria”. Il totale dei cristiani che vivono in terre di persecuzione è pari a oltre 307 milioni di fedeli.

“L’impunità è diventata una costante in tutto il mondo e in 36 paesi gli aggressori sono perseguiti raramente, o addirittura mai, per i loro crimini. A questo fenomeno dell’impunità contribuisce il silenzio della comunità internazionale nei confronti di regimi ritenuti strategicamente importanti per l’Occidente, come Cina e India”, si legge nel Rapporto di Acs che quest’anno per la prima volta inserisce anche il Nicaragua tra i Paesi con i più alti livelli di violazioni.

Quasi la metà dei “Paesi caldi”, quelli dove la libertà di fede è osteggiata, cioè 13 su 28, sono in Africa. La concentrazione dell’attività jihadista è particolarmente evidente nella regione del Sahel, intorno al lago Ciad, in Mozambico e in Somalia. Cina e Corea del Nord rimangono i due Paesi asiatici con il peggior record di violazioni dei diritti umani, inclusa la libertà religiosa. Il Rapporto Acs presta attenzione anche all’India, dove i livelli di persecuzione sono in aumento. Gli episodi di conversioni religiose forzate, rapimenti e violenze sessuali (inclusa la schiavitù sessuale) non sono diminuiti nel biennio in esame, anzi rimangono largamente ignorati dalle forze dell’ordine e dalle autorità giudiziarie locali, come accade in Pakistan, dove giovani cristiane e indù vengono spesso rapite e sottoposte a matrimoni forzati.

Il Rapporto di Acs denuncia anche “i crescenti limiti alla libertà di pensiero, coscienza e religione nei Paesi che appartengono all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. L’Occidente è passato da un clima di ‘persecuzione educata’ a una diffusa ‘cultura dell’annullamento'”, sottolinea il Rapporto citando tra i casi quelli della Finlandia, del Canada e del Regno Unito. “Ci sono anche alcuni fenomeni positivi, ad esempio l’aumento delle iniziative di dialogo interreligioso”, conclude il Rapporto.

Card. Piacenza: “Un dovere sostenere i cristiani minacciati”

“Laddove la libertà religiosa non è garantita e persino il culto è messo in discussione, è necessario sostenere economicamente progetti di formazione, di educazione, di lavoro, del clero, per permettere alle comunità cristiane il loro sviluppo ordinato”. Lo ha detto il cardinale Mauro Piacenza, intervenendo alla presentazione del Rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre all’ambasciata di Italia presso la Santa Sede. “Questo impegno – ha spiegato- è indispensabile per corroborare la legittima rivendicazione del diritto ad esistere e con esso di ogni altro diritto. Allora sostenere la vita concreta dei cristiani soprattutto dove è costantemente minacciata, rappresenta un servizio non solo ai cristiani stessi ma a tutta l’umanità, essi infatti sono portatori di un messaggio di pace come il crocifisso è portatore di pace”.

Fonte: Ansa

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