Al-Haram al-sharÄ«f, ossia “il nobile santuario”: questa ĆØ la definizione che l’Unesco attribuisce al complesso templare di Gerusalemme est, dalle nostre parti meglio noto come “Monte del Tempio”, luogo sacro per la religione ebraica e per quella cristiana. La lingua della dicitura, ovviamente, ĆØ quella araba, ed ĆØ l’unica utilizzata dall’organizzazione internazionale per indicare quest’area, conosciuta anche come “spianata delle moschee”. Una decisione che alla Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con lāebraismo e al Gran rabbinato d’Israele, riunite in questi giorni nella Commissione bilaterale delle delegazioni, ha destato non poche rimostranze: “Nella discussione di argomenti di attualitĆ , ĆØ stato affermato il principio del rispetto universale per i luoghi santi di ciascuna religione, ponendo attenzione ai tentativi di negare lāattaccamento storico del popolo ebraico al proprio luogo piĆ¹ santo”.
Parole alquanto significative, inserite nel documento Ā stilato nel corso dei lavori dell’assemblea (e firmato da alti esponenti di entrambe le delegazioni), le quali si riferiscono, nemmeno troppo implicitamente, allaĀ risoluzione Unesco dell’ottobre scorso, cheĀ decretĆ² la denominazione in linguaĀ arabÄ« dei luoghi sacri della CittĆ Vecchia di Gerusalemme, dimenticandone, come sostenuto dalle due parti in causa, il valore che possiede anche nella tradizione ebraica, come in quella cristiana: “La commissione bilaterale – riporta ancora il documento – ha preso posizione con forza contro la negazione politica e polemica della storia biblica, esortando tutte le nazioni e le fedi a rispettare tale legame storico e religioso”.
Non si era riscontrato, finora, uno schieramento da parte della Santa Sede in merito alla questione di Gerusalemme est. Va ricordato che, in quest’area, rientrano alcuni tra i luoghi piĆ¹ importanti della Terra Santa, come il Muro del pianto, dove gli ebrei sono soliti recarsi in preghiera;Ā per i cristiani, la sacralitĆ del Monte ĆØ legata essenzialmente a episodi della vita di GesĆ¹, che spesso vi si recĆ². Eppure, questo tratto di cittĆ ĆØ sacro anche per i musulmani: secondo la tradizione islamica, infatti, la roccia posta sulla sommitĆ del monte (conservata oggi nella cupola del tempio principale) ĆØ la stessa dalla quale Maometto fu assunto in cielo.
Una questione equamente tripartita, nella quale ogni parte puĆ² avanzare elementi millenari a favore della propria posizione, portando avanti una delle maggiori criticitĆ religiose del mondo. Tuttavia, la decisione approvata dall’Unesco, vista da subito come un affronto dal governo israeliano, ha ora incontrato la disapprovazione anche del Vaticano, aggiungendo un ulteriore tassello al mosaico della contesa.
La Commissione bilaterale, durante la quale ĆØ nuovamente emersa la problematicaĀ della CittĆ Vecchia, si ĆØ riunita a Roma allo scopo di promuovere una rieducazione alla pace e alla tolleranza, in merito alle quali le religioni e le loro guide spirituali giocano un ruolo piĆ¹ che fondamentale. L’ormai cinquantennale percorso di riconciliazione fra ebraismo e cattolicesimo, stando a quanto emerso dal comunicato, deve ora volgersi al comune obiettivo di creare e garantire il rispetto reciproco fra fedi differenti, guidati dalle parole del Santo Padre: “Siano condannati in modo chiaro gli atteggiamenti iniqui, che profanano il nome di Dio e inquinano la ricerca religiosa dell’uomo. Siano favoriti ovunque, invece, l’incontro pacifico tra i credenti e una reale libertĆ religiosa”.