Mentre l'Organizzazione Sea Watch ha chiesto l'intervento della Corte europea dei diritti dell'uomo per superare lo stallo di 12 giorni in mare da parte dei 42 migranti a bordo della nave Sea Watch 3, la Chiesa rompe il silenzio delle istituzioni. Durante il discorso pronunciato questa mattina in occasione della festa di San Giovanni Battista, patrono della città, l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, ha considerato l'eventualità di accogliere i naufraghi a bordo della nave: “Desidero esprimere la mia solidarietà a quanti in Italia, e anche nella nostra città, stanno dimostrando pacificamente per richiamare l'attenzione sulla situazione di grave e ingiusta sofferenza in cui si trovano 42 persone sulla nave Sea Watch al largo di Lampedusa” ha esordito Nosiglia, specificando che l'accoglienza non avrebbe oneri per lo Stato italiano: “Rivolgo una preghiera speciale a San Giovanni – ha aggiunto il prelato – e chiedo a lui di dare una mano per risolvere il problema che stanno vivendo le persone a bordo della Sea Watch”.
I due volti di Torino
Nosiglia ha, poi, ricordato l'impegno della Diocesi di Torino a fronte di una “doppia faccia” della città. Da una parte, la Torino diurna, che vive del lavoro, del commercio, del turismo e della cultura cittadina; dall'altra quella notturna, caratterizzata da una forte concentrazione di popolazione in spazi ristretti e “agglomerati urbani” che ne accentuano l’individualismo. Contro queste periferie esistenziali, la diocesi di Torino è impegnata in prima fila: l'impegno ad accogliere i migranti della Sea Watch appare, dunque, come un chiaro messaggio di accoglienza verso gli ultimi. Per la sindaca Cinque Stelle della città, Chiara Appendino, quello dell'arcivescovo è “un appello significativo, per di più perché, come ha detto pubblicamente, l’accoglienza non sarebbe a carico dello Stato. Un gesto che testimonia la grande sensibilità di Nosiglia. Un modo per scuotere le coscienze di tutti”.
Le reazioni politiche
Uscendo dal Duomo, Nosiglia ha ribadito l’impegno preso poco prima: “Se ci lasciano, ce li andiamo a prendere e li ospitiamo nelle nostre famiglie e nelle nostre strutture”. Secondo l'assessore regionale Andrea Tronzano, di Forza Italia, “la carità cristiana è importante, però ci sono anche leggi internazionali e nazionali da rispettare. Per questo, bisognerebbe lanciare un appello anche all’Olanda che si faccia carico di parte dell’accoglienza”. Lo stesso messaggio era venuto ieri dal Ministro dell'Interno, Matteo Salvini che, in un post su Facebook, si diceva “incredulo” del silenzio dell'Olanda: “Ho scritto personalmente al mio collega ministro olandese: sono incredulo perché si stanno disinteressando di una nave con la loro bandiera, peraltro usata da una Ong tedesca, che da ormai undici giorni galleggia in mezzo al mare”, per poi aggiungere “Riterremo il governo olandese, e l’Unione Europea assente e lontana come sempre, responsabili di qualunque cosa accadrà alle donne e agli uomini a bordo della SeaWatch”.
La protesta dei sagrati
Nel suo discorso, l'arcivescovo Nosiglia ha ricordato “un gruppo di concittadini che ha iniziato a dormire davanti alla chiesa di San Dalmazzo”. Si tratta di una mobilitazione partita dalla parrocchia di Lampedusa, dove tre giorni fa il parroco dell'isola, don Carmelo La Magra, ha dormito, insieme ad alcuni attivisti della Mediterranean Hope e diversi cittadini, sul sagrato della Chiesa di San Gerlando: “ll nostro è un semplice gesto di solidarietà nei confronti di persone che stanno soffrendo inutilmente – ha detto il parroco -. In questo modo, mettiamo simbolicamente in gioco i nostri corpi nel tentativo di dare visibilità e voce agli ultimi della terra, nostri fratelli e sorelle, nostri simili”. La Magra ha, poi, inviato altre diocesi a fare lo stesso nella speranza che l'eco possa superare la barriera di un tacito silenzio per tutti quei poveri che, in questo momento, sono in balìa del mare.