Alla vigilia del 50esimo anniversario della morte di Martin Luther King, mons. Ivan Jurkovic ricorda la figura del pastore afroamericano, simbolo della lotta per i diritti civili nell'America degli anni 60. Figura molto cara a Papa Francesco che ha lui ha fatto riferimentoĀ durante il suo discorso al Congresso degli Stati Uniti del 24 settembre 2015, e che, meno di un mese fa, ha ricevuto in udienza Bernice Albertine, la figlia minore di Martin Luther King, anche lei impegnata per la non-violenza e contro ogni tipo di discriminazione.
Non violenza
“Si tratta di due persone che hanno portato all'attenzione universale una nuova visione del mondo“, ha spiegato mons. Jurkovic, Osservatore permanente della Santa Sede all'Ufficio Onu di Ginevra, nel corso di un'intervista a Vatican News. I principi che li accomunano sono quelli della “non violenza” e della “fraternitĆ universale: considerare tutte le persone come destinatarie della stessa fraternitĆ ”, rileva il vescovo.
Il ritorno del razzismo
Quanto invece al riemergere di atteggiamenti razzisti mons. Jurkovic commenta: “Questioni cosƬ essenziali hanno bisogno di una continua attenzione e questa attenzione non puĆ² essere solo burocratica, delle persone che lavorano e sono coinvolte nel lavoro, ma anche da parte delle personalitĆ . La visibilitĆ si raggiunge solamente attraverso i personaggi: i grandi temi dell'umanitĆ devono essere difesi dai grandi personaggi.Ā PapaĀ Francesco lo fa, lo fa in maniera splendida, e tutti riconoscono questo suo ruolo che si ĆØ guadagnato in cosƬ breve tempo. IlĀ PapaĀ crede che l'unico futuro degno della persona umana ĆØ quello che include tutti. E dobbiamo perseguire e difendere questa visione, che ĆØ anche quella di Martin Luther King: tutti possiamo essere felici, ma questo avviene solamente se sono inclusi tutti, dall'ultimo al piĆ¹ privilegiato e viceversa”.