Non sono certo io a dovervi informare su quanto accaduto negli ultimi giorni e che è finito su tutti i giornali, le televisioni e i siti web. Proprio mentre il Santo Padre celebrava a Dublino l’Incontro internazionale delle famiglie (al quale ho preso parte anche io a nome di tutti voi) ribadendo l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e offrendoci bellissime catechesi e indicazioni concrete per la vita famigliare fondata sulla promessa “per sempreˮ che un uomo e una donna si scambiano vicendevolmente nel sacramento del matrimonio, qualcuno ha pensato di propagare un attacco feroce e senza precedenti al Vicario di Cristo.
Non si era mai vista, infatti, una richiesta al Papa di dimettersi, orchestrata come una vera e propria operazione mediatica e politica, sfruttando la visibilità del viaggio in Irlanda e cercando di mettere in difficoltà il Santo Padre nel dialogo con i giornalisti sull’aereo.
Non desidero entrare nel merito delle accuse rivolte a Francesco: prendiamo sul serio l’invito che il Papa stesso ha fatto ai giornalisti, l’appello alla loro professionalità nel leggere quel testo. Il Santo Padre ha detto così perché dalla lettura attenta del testo e delle circostanze che vi sono descritte (lettura che anche io ho potuto fare in questi giorni) è possibile comprendere la strumentalizzazione e l’assurdità della richiesta di dimissioni.
È bene che tutti sappiano che è stato proprio Papa Francesco a comminare all’anziano ex cardinale americano protagonista del caso la sanzione più dura: l’esclusione dal collegio cardinalizio, unita al divieto di celebrare in pubblico. Decisione che forse è avvenuta in questo modo rarissime volte nella storia.
Noi riconosciamo nel Papa – e dunque oggi in Francesco – il successore dell’Apostolo Pietro e il Vicario di Gesù Cristo, Colui che da Gesù ha ricevuto il potere delle chiavi e il compito di confermare i fratelli nella fede. Riconosciamo in Lui la nostra guida e il nostro Pastore. Noi vogliamo bene a Papa Francesco, come abbiamo amato i suoi predecessori. Il Papa per me che vengo dalla scuola di San Luigi Orione, è “il dolce Cristo in terra“, è la garanzia della nostra fede. In questo momento vogliamo ripetergli il nostro attaccamento più cordiale e fedele nel modo più vero, affettuoso e utile: pregando quotidianamente per Lui.
Anzi invito i sacerdoti, le parrocchie, le comunità monastiche e religiose, i movimenti e le associazioni ecclesiali a dedicare la domenica prossima, 2 settembre, a una speciale giornata di preghiera e di rinnovata fedeltà al Papa. Preghiamo perché il Signore lo guidi e lo sostenga, perché la Madonna lo consoli e lo conforti. E con questa iniziativa la nostra Diocesi, stretta al suo vescovo e ai sacerdoti, vuole dirgli: Papa Francesco non sei solo! Caro Papa Francesco, non sei solo a portare questa croce! Non sei solo a lottare contro gli abusi di minori perpetrati da chierici infedeli. Con la tua Lettera al Popolo di Dio ci hai invitato a pregare, a fare penitenza e digiuno, a collaborare tutti insieme per far sì che mai più avvengano abusi e coperture. Noi come figli che amano il loro Padre, ti diciamo di sì. Ti diciamo che puoi contare su di noi, sulla nostra preghiera. Noi, uomini e donne, bambini e anziani, popolo dei battezzati della diocesi di Ascoli Piceno siamo con Te, preghiamo per Te, seguiamo Te perché leggiamo il Vangelo prima dei blog o dei giornali, e crediamo al Vangelo. Tu nel marzo 2013 hai detto “sìˮ alla chiamata del Maestro che ti ha detto: “Pasci le mie pecorelleˮ. E oggi prosegui la tua missione. Oggi e sempre noi siamo con te e Ti vogliamo bene Francesco!
mons. Giovanni D'Ercole, vescovo di Ascoli Piceno