“Con la visita di Papa Francesco, tutta la Chiesa entrerà nella Santa Casa per dire Sì a Dio che è venuto ad abitare in mezzo a noi, e per attingere la grazia di ripartire con rinnovato entusiasmo nella testimonianza cristiana. In un tempo segnato dall’incertezza, dalla precarietà, dall’insicurezza, Bergoglio che si fa pellegrino nel nostro santuario, indica a tutti, giovani, famiglie, ammalati, che è possibile accogliere il senso vero della propria vita aprendoci al dono di Dio, come ha fatto la Vergine Maria”. A dirlo è l’Arcivescovo di Loreto, mons. Fabio Dal Cin, intervistato da In Terris, per raccontare l’attesa ed il significato della visita del Santo Padre, di lunedì 25 marzo, festa liturgica dell’Annunciazione. Mons. Dal Cin, 54 anni, è Arcivescovo prelato di Loreto da poco più di un anno, ma, da veneto, dice di essersi trovato subito in sintonia con il popolo lauretano, con cui sente di avere in comune “il senso del lavoro, la creatività, la voglia di costruire, di fare”.
Eccellenza, qual è il valore per Loreto e per le Marche della visita di Papa Francesco?
“Per Loreto rappresenta innanzitutto l’accoglienza del successore di Pietro, di colui che ci conferma nella fede. Insieme con Loreto questo valore si estende a tutte le Marche, a tutte le chiese, le diocesi della nostra regione, che potranno incontrare Pietro, colui che nella Chiesa è il fondamento di tutta la nostra esperienza religiosa. Il Papa porterà poi con sé un messaggio religioso che ha anche un valore di grande umanità perché ci richiama ai valori che vanno al di là della professione di fede e che quindi interessano tutti gli uomini di buona volontà che cercano la pace, che vogliono essere strumenti di speranza e di promozione umana, in questo momento non facile per tante famiglie e per tante situazioni che ben conosciamo”.
Come si sta preparando la città alla visita del Santo Padre? Come procede l'organizzazione?
“C’è un’organizzazione tecnica che è stata messa a dura prova, perché preparare la visita del Santo Padre in un mese, non è stato facile. Di solito ci sono almeno tre, quattro, cinque mesi di tempo. Il grande entusiasmo della cittadinanza, delle associazioni di volontariato e la perfetta sinergia con tutte le istituzioni, ha però permesso di lavorare alacremente affinché tutti i fedeli possano avere un incontro sereno e ascoltare le parole del Papa, che per chi crede, è il vicario di Cristo. In questo senso c’è stata una forte preparazione spirituale”.
Quindi le diocesi hanno fatto un percorso…
“La mia priorità, ancor prima dell’organizzazione pratica, logistica, è stata infatti quella di fare un cammino con tutte le chiese, le parrocchie di Loreto, dove ho trovato una sintonia profonda con tutte le persone che vi hanno partecipato, a prescindere dalla loro età. Il mio desiderio era preparare i cuori alla venuta del Papa, promuovendo concreti atteggiamenti di comunione e di fraternità. Durante le mie riflessioni, ho portato l’esempio di San Paolo che sentì il bisogno di salire a Gerusalemme per confrontarsi con Pietro, per dare l’orientamento giusto alla propria vita. Ecco per noi il 25 sarà proprio salire il colle di Loreto e vedere Pietro, così che nel vederlo e ascoltando la sua parola, possiamo sentirci confermati nella fede in Cristo, unico salvatore, e nella devozione autentica mariana che ci viene da questo Santuario”
Avete promosso anche qualche momento particolare?
“Venerdì scorso abbiamo celebrato nel Santuario la Messa, seguita dall’adorazione eucaristica partecipata a turno dalle parrocchie e dai gruppi ecclesiali. La giornata si è poi conclusa con il canto dei Vespri, e la processione a Porta Marina, dove abbiamo benedetto la città. Una benedizione rivolta anche all’Oriente, perché è da lì che viene la Santa Casa, e al mare, inteso come ponte di speranza, di unione tra i popoli, di desiderio di comunione e di solidarietà, soprattutto verso coloro che soffrono per motivazioni religiose e per il loro autentico desiderio di giustizia”.
Dopo moltissimi anni un Pontefice celebrerà di nuovo la Messa nella Santa Casa…
“Già, sarà il primo dopo Pio IX. Tutti gli altri papi hanno sostato solo in preghiera. Credo che questo abbia un carattere simbolico forte che rientra anche nell’orientamento pastorale di Papa Francesco. Lui ha scritto una lettera alle famiglie, l’‘Amoris laetitia’, e questo gesto di celebrare in una casa, che è stata anche la casa della santa famiglia di Gesù, ci dice il legame, la profonda connessione tra la piccola chiesa domestica e la grande famiglia dei figli di Dio, che è la Chiesa universale, di cui il Papa è principio e fondamento visibile di unità, la pietra di sostegno e il punto di convergenza di tutta la Chiesa”.
Al termine della Messa, il Papa firmerà all'interno della Casa di Gesù la lettera sinodale sui giovani, indirizzata a tutto il mondo…
“Il Santo Padre vuole compiere un atto unico nel suo genere, immenso, non solo dal punto di vista storico, ma anche spirituale ed educativo. Tra quelle pareti sono cresciuti la giovane Maria di Nazareth e Gesù: questo gesto dice quanto al Papa e alla Chiesa stiano a cuore le giovani generazioni, tanto che ancora una volta li affiderà solennemente alla Madre di Dio”.
La giornata come proseguirà?
“Terminata la Celebrazione eucaristica, il Santo Padre saluterà la Comunità dei frati cappuccini in sagrestia e gli ammalati presenti, poi uscirà sul sagrato del Santuario, per incontrare i fedeli. Dopo il pranzo con i vescovi riprenderà l’elicottero per rientrare in Vaticano. L’auspicio è dunque che questa visita porti fiducia e speranza nel cuore di tante persone”.