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Mons. Caccia all’Onu: “Affrontare le cause profonde della povertà”

"Dobbiamo lavorare per alleviare gli effetti della povertà affrontandone innanzitutto le cause profonde". A dirlo l’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenendo a New York alla 62ª sessione della commissione per lo sviluppo sociale dedicata allo sradicamento della povertà

L’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, è intervenendo a New York alla 62ª sessione della commissione per lo sviluppo sociale, dedicata allo sradicamento della povertà presentando delle proposte strutturali per contrastare il fenomeno dalla base. Nato a Milano nel 1958, ordinato sacerdote nel 1983 dal cardinale Carlo Maria Martini, mons. Caccia è stato nominato nunzio apostolico all’Onu da Papa Francesco nel 2019. Riportiamo l’articolo de L’Osservatore Romano.

Mons. Caccia all’Onu: “Affrontare le cause profonde della povertà”

«Dobbiamo lavorare per alleviare gli effetti della povertà affrontandone innanzitutto le cause profonde». Solo così sarà possibile adempiere a un «obbligo speciale» nei confronti dei più vulnerabili, con il fine di promuovere lo sviluppo sociale e la giustizia sociale. A dirlo l’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenendo a New York alla 62ª sessione della commissione per lo sviluppo sociale, dedicata allo sradicamento della povertà.

«Forti sistemi di protezione sociale» sono uno strumento importante per il soddisfacimento dei bisogni fondamentali. Ma un ruolo essenziale, ha sottolineato, lo svolge l’istruzione che, «come ha notato Papa Francesco, è il veicolo primario dello sviluppo umano integrale, perché rende gli individui liberi e responsabili», portando a maggiori opportunità e risultati migliori.

A ciò si aggiunge l’accesso a un lavoro dignitoso «svolto in condizioni sicure», con un’equa retribuzione che consenta di mantenere e godere della vita familiare e del tempo libero. Proprio la famiglia — «sempre più sminuita o addirittura denigrata nelle sedi internazionali» — «è una scuola di umanità più profonda», come recita la Gaudium et spes, per molti «la prima e unica forma di protezione sociale»: per questo, ha concluso l’osservatore permanente della Santa Sede, le politiche sociali devono sostenerla «nel suo ruolo essenziale per il raggiungimento della giustizia sociale e dello sviluppo sociale».

Da: L’Osservatore Romano

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