Chiesa Cattolica

Il monito del Papa: “L’abbandono degli anziani è una realtà”

La fame e le calamità che serpeggiano fra gli uomini, mentre essi stessi spargono il veleno delle armi. Con le quali fanno del male a sé stessi in modo diretto ma anche indiretto, “bruciano risorse e alimentando guerre grandi e piccole”. È l’allarme e, insieme, il monito lanciato da Papa Francesco che, in occasione dell’Angelus domenicale, invita a non voltare lo sguardo lontano dalle persone che soffrono: “Questo è uno scandalo che la comunità internazionale non dovrebbe tollerare, e contraddice lo spirito di fratellanza dei Giochi Olimpici appena iniziati. Non dimentichiamo, fratelli e sorelle: la guerra è una sconfitta”. Ma non solo. L’indifferenza, infatti, non è solo verso chi soffre ma anche verso chi sperimenta l’altrettanto dura sofferenza dell’abbandono. Un tema più vivo che mai nella Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani: “L’abbandono degli anziani è, infatti, una triste realtà alla quale non dobbiamo abituarci. Per molti di loro, soprattutto in queste giornate estive, la solitudine rischia di diventare un peso difficile da sopportare… Rafforziamo l’alleanza tra nipoti e nonni, tra giovani e anziani”.

Il miracolo più grande

C’è molto, di questo messaggio, nel racconto evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Un gesto che Gesù compie in primo luogo rispondendo all’universalità dell’atto di offrire: “È il gesto con cui riconosciamo di avere qualcosa di buono da dare, e diciamo il nostro ‘sì’, anche se ciò che abbiamo è troppo poco rispetto alle necessità. Questo viene sottolineato, nella Messa, quando il sacerdote offre sull’altare il pane e il vino, e ciascuno offre sé stesso, la propria vita”. Apparentemente un gesto semplice ma, se proporzionato ai bisogni dell’umanità, assume un’importanza ben più profonda. Di cinque pani e due pesci, “Dio fa la materia per il miracolo più grande che esista: quello in cui Lui stesso si rende presente in mezzo a noi, per la salvezza del mondo”.

Rendere grazie, condividere

Da qui, gli strumenti per comprendere il secondo gesto, quello del rendere grazie: “Dire cioè al Signore con umiltà, ma anche con gioia: ‘Tutto quello che ho è dono tuo, Signore, e per ringraziarti io posso solo ridarti quello che Tu per primo mi hai donato, assieme al tuo Figlio Gesù Cristo, aggiungendovi quello che posso'”. Dare al Signore l’amore, anche se apparentemente può sembrare piccolo. Ogni gesto fatto col cuore è accolto dal Signore e, questo, riconduce al terzo atto, quello del condividere: “Nella Messa è la Comunione, quando insieme ci accostiamo all’altare per ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo: frutto del dono di tutti trasformato dal Signore in cibo per tutti. È un momento bellissimo, quello della Comunione, che ci insegna a vivere ogni gesto d’amore come dono di grazia, sia per chi dà sia per chi riceve”.

Damiano Mattana

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