Missione attraverso il silenzio. “Qui tutto è mistero di difficile comprensione. Ma sento la pulsione di qualcosa che sta per nascere. Che cosa vuole il Signore? Molto ci appare incomprensibile. Ma di certo vuole che ci siamo”. A scriverlo all’agenzia missionaria vaticana Fides è padre Angelo Antolini. Il prefetto apostolico di Robe racconta il periodo trascorso nella missione di Gode, zona Somali della Prefettura.
Il soffio della missione
“Questo mese che sto passando qui a Gode, nel deserto somalo, è importante per vivere la sfida di prima evangelizzazione nel silenzio. Nel lavoro. E nella comunione intima con il Signore – spiega padre Antolini-. Vivo sempre più intensamente il senso dell’esserci, della presenza. Con la piccola comunità di due fratelli ed una sorella. Il lucignolo fumigante mantenuto acceso con il tenue soffio dello Spirito Santo”. Da qualche settimana nella missione è arrivata una ragazza, sieropositiva. Orfana da bambina. Cresciuta con le suore di Madre Teresa in Addis Abeba. “Bethleem ci aiuta con tanto zelo e semplicità – spiega padre Antolini. Insegna ai bambini e le ho affidato tutta la responsabilità della casa che porta avanti con serietà e discrezione. Con lei ci sono Tesemma ed Abdella, ecco i miei tre missionari, piccolini, deboli, fragili, ma contenti di essere qui alle frontiere del Vangelo. Non ricevono aiuti, ma un salario per il loro lavoro. Non sono dei professionisti della missione. Anch’io devo pensare la missione diversamente. Non tanto con i preti, religiosi, congregazioni. Ma con i semplici fedeli. Figli di questa terra”.