Migranti, Papa Francesco: “Non chiudere gli occhi di fronte alle torture che subiscono”

Le “torture che subiscono i migranti quando i trafficanti li prendono: questo succede oggi, non possiamo chiudere gli occhi“. Lo ha detto Papa Francesco ricevendo in udienza gli organizzatori del Festival interculturale di Giavera del Montello (Treviso), occasione che ha colto per ribadire con forza l’importanza di rispettare “la dignità delle persone”. 

Il testo dell’udienza agli organizzatori del Festival interculturale di Giavera del Montello

Riportiamo in forma integrale il testo che il Pontefice ha pronunciato in occasione dell’udienza agli organizzatori del Festival interculturale di Giavera del Montello (Treviso).

“Cari fratelli e sorelle! Vi ringrazio di avermi fatto conoscere l’esperienza del vostro Festival, anche attraverso le parole di don Bruno, che ringrazio di cuore, ma soprattutto con la vostra presenza, con i vostri volti. Benvenuti! Mi ha colpito leggere l’elenco delle associazioni e dei gruppi di migranti che partecipano a questa iniziativa e la portano avanti: si vede che quella casa di cui parlava don Bruno, la vostra casa di accoglienza, è una casa con tante finestre aperte sul mondo!

E così il Giavera Festival è diventato un crocevia, un luogo di incontro, di dialogo, di conoscenza reciproca. E anche un luogo dove condividere la speranza, il sogno di un mondo più fraterno. È bello e molto significativo che il vostro Festival sia nato e sempre rinasca da un’esperienza di convivenza. Non nasce a tavolino, sulla base di un progetto ideologico, ma da giornate, mesi, anni di condivisione con i migranti. Con le loro storie, coi loro problemi, e soprattutto con il loro bagaglio di umanità, di tradizioni, di cultura, di fede… E poi – questo sì – la vostra iniziativa nasce dalla volontà di far conoscere l’esperienza vissuta, di farla circolare nel tessuto sociale, per contribuire a diffondere una cultura di accoglienza. C’è n’è tanto bisogno!

Perché la realtà delle migrazioni nel nostro tempo ha assunto caratteristiche che a volte possono spaventare. Oggettivamente il fenomeno è molto complesso, e purtroppo ci sono gruppi criminali che ne approfittano; i migranti rischiano di essere strumentalizzati anche all’interno dei conflitti geopolitici. Allora cessano di essere persone e diventano numeri. Pertanto c’è più che mai bisogno di luoghi in cui si mettono al centro i volti, le storie, i canti, le preghiere, l’arte dei migranti. Questo modo di vedere la realtà delle migrazioni non vuol dire nascondere o ignorare le difficoltà e i problemi. Chi meglio di voi li conosce e può testimoniarli? E dunque è importante che le vostre esperienze siano anche messe a disposizione della buona politica, per aiutare chi ha responsabilità di governo a livello locale, nazionale e internazionale a fare scelte che sappiano sempre unire il sano realismo con il rispetto della dignità delle persone. Per questo il vostro Festival, come altre iniziative analoghe in Italia e in diversi Paesi, non va ridotto a manifestazione folcloristica o a un raduno di idealisti.

Lo dico anche come spunto di riflessione e di verifica per voi stessi. Possiamo chiederci, dopo trent’anni: la nostra esperienza è riuscita, e in quale misura, a incidere sul piano delle scelte politiche, dialogando con le istituzioni e con la società civile? Mi sembra importante porsi questa domanda. Cari amici, soprattutto ringrazio con voi il Signore per il cammino che vi ha donato di compiere in questi anni attraverso l’esperienza del Festival. Vi auguro di andare avanti con spirito sempre rinnovato. Vi propongo di prendere come modello Abramo, che Dio chiamò a partire e che rimase sempre migrante in tutta la sua vita.

Abramo è un “padre” che come cristiani condividiamo con ebrei e musulmani, ma è una figura in cui possono riconoscersi tutti gli uomini e le donne che concepiscono la vita come viaggio alla ricerca della terra promessa, terra di libertà e di pace, dove vivere insieme come fratelli. Grazie della vostra visita. Il Signore vi benedica e la Madonna vi protegga. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me”.

Manuela Petrini: