Messaggio e benedizione Urbi et Orbi, Papa: “La Pasqua sia per tutti il passaggio dalla tribolazione alla consolazione”

Benedizione Urbi et Orbi, Piazza san Pietro, Pasqua 2023. Foto: Vatican News

Alle ore 12:00 dalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro, Papa Francesco
ha rivolto, dinanzi a 100mila fedeli giunti in piazza San Pietro e via della Conciliazione da tutto il mondo e a quanti lo hanno ascoltato attraverso la radio, la televisione e gli altri mezzi di comunicazione, il Messaggio Pasquale.

Quindi, dopo l’annuncio della   concessione dell’indulgenza pronunciata dall’Em.mo Cardinale James Michael Harvey, Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura, il Papa ha impartito la Benedizione “Urbi et Orbi”. Pubblichiamo di seguito il Messaggio Pasquale del Santo Padre.

Il messaggio di Pasqua del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, Cristo è risorto! Oggi proclamiamo che Lui, il Signore della nostra vita, è «la risurrezione e la vita» del mondo (cfr Gv 11,25). È Pasqua, che significa “passaggio”, perché in Gesù si è compiuto il passaggio decisivo dell’umanità: quello dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalla paura alla fiducia, dalla desolazione alla comunione. In Lui, Signore del tempo e della storia, vorrei dire a tutti, con la gioia nel cuore: buona Pasqua!
Sia per ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, in particolare per gli ammalati e per i poveri, per gli anziani e per chi sta attraversando momenti di prova e di fatica, un passaggio dalla tribolazione alla consolazione. Non siamo soli: Gesù, il Vivente, è con noi per sempre.

Gioiscano la Chiesa e il mondo, perché oggi le nostre speranze non si infrangono più contro il muro della morte, ma il Signore ci ha aperto un ponte verso la vita. Sì, fratelli e sorelle, a Pasqua la sorte del mondo è cambiata e quest’oggi, che coincide pure con la data più probabile della risurrezione di Cristo, possiamo rallegrarci di celebrare, per pura grazia, il giorno più importante e bello della storia. Cristo è risorto, è veramente risorto, come si proclama nelle Chiese di Oriente. Quel veramente ci dice che la speranza non è un’illusione, è verità! E che il cammino dell’umanità da Pasqua in poi, contrassegnato dalla speranza, procede più spedito. Ce lo mostrano con il loro esempio i primi testimoni della Risurrezione.

I Vangeli raccontano la fretta buona con cui il giorno di Pasqua «le donne corsero a dare l’annuncio ai discepoli» (Mt 28,8). E, dopo che Maria di Magdala «corse e andò da Simon Pietro» (Gv 20,2), Giovanni e lo stesso Pietro “corsero insieme tutti e due” (cfr v. 4) per raggiungere il luogo dove Gesù era stato sepolto. E poi la sera di Pasqua, incontrato il Risorto sulla via di Emmaus, due discepoli «partirono senza indugio» (Lc 24,33) e si affrettarono a percorrere diversi chilometri in salita e al buio, mossi dalla gioia incontenibile della Pasqua che ardeva nei loro cuori (cfr v. 32). Quella stessa gioia per cui Pietro, sulle rive del lago di Galilea, alla vista di Gesù risorto non poté trattenersi sulla barca con gli altri, ma si buttò subito in acqua per nuotare velocemente incontro a Lui (cfr Gv 21,7). A Pasqua, insomma, il cammino accelera e diventa corsa, perché l’umanità vede la meta del suo percorso, il senso del suo destino, Gesù Cristo, ed è chiamata ad affrettarsi incontro a Lui, speranza del mondo.

Affrettiamoci anche noi a crescere in un cammino di fiducia reciproca: fiducia tra le persone, tra i popoli e le Nazioni. Lasciamoci sorprendere dal lieto annuncio della Pasqua, dalla luce che illumina le tenebre e le oscurità in cui troppe volte il mondo si trova avvolto. Affrettiamoci a superare i conflitti e le divisioni e ad aprire i nostri cuori a chi ha più bisogno. Affrettiamoci a percorrere sentieri di pace e di fraternità. Gioiamo per i segni concreti di speranza che ci giungono da tanti Paesi, a partire da quelli che offrono assistenza e accoglienza a quanti fuggono dalla guerra e dalla povertà.

Lungo il cammino ci sono però ancora tante pietre di inciampo, che rendono arduo e affannoso il nostro affrettarci verso il Risorto. A Lui rivolgiamo la nostra supplica: aiutaci a correre incontro a Te! Aiutaci ad aprire i nostri cuori!

Aiuta l’amato popolo ucraino nel cammino verso la pace, ed effondi la luce pasquale sul popolo russo. Conforta i feriti e quanti hanno perso i propri cari a causa della guerra e fa’ che i prigionieri possano tornare sani e salvi alle loro famiglie. Apri i cuori dell’intera Comunità internazionale perché si adoperi a porre fine a questa guerra e a tutti i conflitti che insanguinano il mondo, a partire dalla Siria, che attende ancora la pace. Sostieni quanti sono stati colpiti dal violento terremoto in Turchia e nella stessa Siria. Preghiamo per quanti hanno perso familiari e amici e sono rimasti senza casa: possano ricevere conforto da Dio e aiuto dalla famiglia delle nazioni.

In questo giorno ti affidiamo, Signore, la città di Gerusalemme, prima testimone della tua Risurrezione. Manifesto viva preoccupazione per gli attacchi di questi ultimi giorni che minacciano l’auspicato clima di fiducia e di rispetto reciproco, necessario per riprendere il dialogo tra Israeliani e Palestinesi, così che la pace regni nella Città Santa e in tutta la Regione.

Aiuta, Signore, il Libano, ancora in cerca di stabilità e unità, perché superi le divisioni e tutti i cittadini lavorino insieme per il bene comune del Paese. Non ti dimenticare del caro popolo della Tunisia, in particolare dei giovani e di coloro che soffrono a causa dei problemi sociali ed economici, affinché non perdano la speranza e collaborino a costruire un futuro di pace e di fraternità.

Volgi il tuo sguardo ad Haiti, che sta soffrendo da diversi anni una grave crisi socio-politica e umanitaria, e sostieni l’impegno degli attori politici e della Comunità internazionale nel ricercare una soluzione definitiva ai tanti problemi che affliggono quella popolazione tanto tribolata. Consolida i processi di pace e riconciliazione intrapresi in Etiopia e in Sud Sudan, e fa’ che cessino le violenze nella Repubblica Democratica del Congo.

Sostieni, Signore, le comunità cristiane che oggi celebrano la Pasqua in circostanze particolari, come in Nicaragua e in Eritrea, e ricordati di tutti coloro a cui è impedito di professare liberamente e pubblicamente la propria fede. Dona conforto alle vittime del terrorismo internazionale, specialmente in Burkina Faso, Mali, Mozambico e Nigeria.

Aiuta il Myanmar a percorrere vie di pace e illumina i cuori dei responsabili perché martoriati Rohingya trovino giustizia. Conforta i rifugiati, i deportati, i prigionieri politici e i migranti, specialmente i più vulnerabili, nonché tutti coloro che soffrono la fame, la povertà e i nefasti effetti del narcotraffico, della tratta di persone e di ogni forma di schiavitù.

Ispira, Signore, i responsabili delle nazioni, perché nessun uomo o donna sia discriminato e calpestato nella sua dignità; perché nel pieno rispetto dei diritti umani e della democrazia si risanino queste piaghe sociali, si cerchi sempre e solo il bene comune dei cittadini, si garantisca la sicurezza e le condizioni necessarie per il dialogo e la convivenza pacifica.

Fratelli, sorelle, ritroviamo anche noi il gusto del cammino, acceleriamo il battito della speranza, pregustiamo la bellezza del Cielo! Attingiamo oggi le energie per andare avanti nel bene incontro al Bene che non delude. E se, come scrisse un Padre antico, «il più grande peccato è non credere nelle energie della Risurrezione» (Sant’Isacco di Ninive, Sermones ascetici, I,5), oggi crediamo: «Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto» (Sequenza). Crediamo in Te, Signore Gesù, crediamo che con Te la speranza rinasce, il cammino prosegue. Tu, Signore della vita, incoraggia i nostri cammini e ripeti anche a noi, come ai discepoli la sera di Pasqua: «Pace a voi!» (Gv 20,19.21).

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