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Messa per le vittime della pandemia, il testo integrale dell’omelia del Card. Bassetti

La funzione religiosa si inserisce nell'ambito dell'iniziativa promossa dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa

Riportiamo il testo integrale dell’omelia pronunciata dal cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nella Cappella Gesù Buon Pastore (sede CEI – Roma), in occasione della Santa Messa per le vittime della pandemia, nell’ambito dell’iniziativa promossa dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa.

Sono grato al Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), per questa iniziativa di preghiera per le vittime della pandemia, che ad oggi sono circa 800.000 in Europa. Si tratta di una “catena eucaristica”, in suffragio di centinaia di migliaia di persone. È importante ricordare anche tutte le famiglie che hanno subito lutti e tutti coloro che ancora sono colpiti dal virus, tutti i malati. Questo gesto, così significativo, è un segno di comunione e di speranza per l’intero Continente europeo.

Roma, 4 marzo 2021: card. Gualtiero Bassetti presiede la messa della Cei “La Chiesa in Europa prega per le vittime della pandemia di Covid-19” – foto Marco Calvarese
Copyright: UCS-CEI

«Noi Vescovi d’Europa – afferma il Cardinale Bagnasco – siamo tutti uniti accanto alle nostre comunità cristiane, ai nostri sacerdoti, grati a tutti coloro che continuano a dedicarsi alle persone più bisognose, per sostenere con la nostra parola e, soprattutto, con la nostra preghiera il loro impegno affinché possiamo guardare insieme a un futuro migliore».

Esprimiamo gratitudine a quanti continuano a dedicarsi alle persone più bisognose di cure: i medici, gli operatori sanitari, i volontari e tutti coloro che sono in prima linea in questo momento così delicato.

Roma, 4 marzo 2021: card. Gualtiero Bassetti presiede la messa della Cei “La Chiesa in Europa prega per le vittime della pandemia di Covid-19” – foto Marco Calvarese
Copyright: UCS-CEI

Lo ripeto: non possiamo e non dobbiamo dimenticare soprattutto i morti di questa pandemia, uomini, donne, anziani, giovani, sacerdoti e religiosi, che sono stati strappati alla vita dalla violenza del virus. Vogliamo pregare per loro, per i loro cari, per quanti stanno ancora soffrendo e per tutti gli operatori sanitari che sono impegnati in prima linea e, con dedizione e professionalità, si prendono cura degli ammalati. Ho perso quattro sacerdoti nella mia Diocesi. Don Gustavo, di Ponte Pattoli, è morto dicendo: «Offro volentieri la mia vita per l’Arcivescovo, purché possa riprendersi dal morbo».

Nella logica della parabola del Vangelo di Luca, che abbiamo ascoltato, il ricco non ha nome: la ricchezza è anonima quando è frutto di ingordigia e, quindi, di indifferenza verso l’altro. Il povero ha invece un nome preciso: Lazzaro. È prediletto da Dio non perché sia migliore degli altri ma perché è un “povero”, coperto di piaghe, rifiutato da tutti: solo i cani sembrano interessarsi di quest’uomo, che desidera solo sfamarsi, almeno delle briciole che cadono dalla mensa del ricco. Muore il povero e a lui è riservata la gioia della compagnia fraterna di Abramo; muore anche il ricco e resta solo fra i tormenti e i rimpianti per sé e per la sua famiglia.

Roma, 4 marzo 2021: card. Gualtiero Bassetti presiede la messa della Cei “La Chiesa in Europa prega per le vittime della pandemia di Covid-19” – foto Marco Calvarese
Copyright: UCS-CEI

Gesù guarda la storia con quel realismo evangelico, che non è il nostro realismo. C’è un’economia che arricchisce uccidendo, che semina tante vittime e produce miriadi di scarti. Ma agli occhi di Dio questi perdenti sono in realtà i vincitori. Come scriveva il profeta Geremia: «Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per dare a ciascuno secondo la sua condotta» (Ger 17,10).

In questo senso, dobbiamo avere il coraggio non solo di annunciare il Vangelo, ma – come ci insegna Papa Francesco – di renderlo attuale nella nostra vita già oggi. Cari fratelli, cari amici, viviamo il tempo provvidenziale di Quaresima in questo orizzonte di preghiera e di impegno concreto per chi soffre ed è dimenticato.

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