Riportiamo integralmente l’omelia che mons. Francesco Massara, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche e – dal 27 giugno 2020 – vescovo di Fabriano-Matelica, ha pronunciato durante la Messa Crismale nella Cattedrale di Fabriano.
L’omelia di mons. Massara
“E’ molto bello poterci ritrovare oggi, nonostante il protrarsi di questo periodo così difficile, e poter celebrare insieme questa Messa Crismale – esordisce mons. Massara -. Attraversando questo tempo che ci ha visti forzatamente lontani, oggi nella comunione a servizio dell’unità della chiesa desideriamo riscoprire la gioia e il dono di essere stati consacrati sacerdoti in un presbiterio diocesano”.
“In questo periodo di dolore, in cui abbiamo visto la forza del male abbattersi sul
mondo intero, dove abbiamo assistito – a volte inermi – alle tante sofferenze umane, morali e sociali del mondo, risuona ancor più chiaro il mandato per cui siamo stati consacrati e inviati, lo stesso che il Signore Gesù ha fatto suo e realizzato in pienezza…
‘Portare ai poveri il lieto annunzio, proclamare la libertà ai prigionieri, ridare ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del
Signore'”.
“Per poter adempiere con forza e credibilità a questo compito è urgente assumere in noi lo sguardo ampio e benevolo di Gesù che aiuta a fermarsi davanti alle ferite e alle povertà degli altri per incontrare, capire, curare, accompagnare. Solo facendo nostri i sentimenti di Cristo, sapremo farci carico dei malati e degli anziani che ci aspettano nella loro solitudine, ma anche dei più piccoli e dei giovani i quali, privati della socialità che caratterizza la loro vita, hanno bisogno di essere capiti e sostenuti insieme alle loro famiglie che, chiuse a lungo nelle loro case, cercano supporto, ascolto e solidarietà”.
“Cari amici, Gesù è venuto a proclamare l’anno di grazia del Signore e siamo consapevoli che la Grazia è per tutti. Non siamo stati consacrati solo per celebrare la Messa, ma anche per dare gratuitamente tempo all’ascolto degli altri, alla confessione, alla carità. Segno concreto di questa Grazia, sono gli oli santi, che tra poco benediremo in questa solenne liturgia. Quando essi saranno affidati a voi presbiteri al termine della celebrazione, siano un segno di Grazia che torna a scorrere nella vita delle nostre comunità per indicarci la presenza efficace dell’amore gratuito di Dio che cambia i cuori e la storia e accresce la nostra capacità di amare”.
“La Grazia di Dio – prosegue Mons. Massara – passa tuttavia non solo attraverso la materia, ma anche mediante la forma1. Ebbene, come ci ha ricordato Papa Francesco nel discorso del 3 ottobre 2014 alla plenaria della Congregazione per il clero, la prima di queste forme è la consapevolezza che ‘i sacerdoti sono uniti in una fraternità sacramentale e che, pertanto, la prima causa di evangelizzazione è la testimonianza di fraternità e di comunione tra loro e con il Vescovo’. Come vescovo e sacerdoti siamo servi della comunione ecclesiale e, per questo, non possiamo certamente chiuderci in un isolamento narcisistico, ritirarci in atteggiamenti formali o cadere nell’individualismo. Oggi, siamo chiamati a vivere la comunione anzitutto tra noi presbiteri, e tra presbiteri e vescovo perché, senza questa indispensabile dinamica di unità, viene meno la credibilità del nostro ministero”.
“La nostra testimonianza di concreta fraternità è la prima forma di evangelizzazione. Quindi, prima di ogni preoccupazione pastorale, di ogni attività organizzativa, di ogni celebrazione cultuale il nostro ministero presbiterale si caratterizza per la nostra fraternità.
La prima e fondamentale testimonianza a Cristo e al Vangelo passa attraverso la nostra capacità relazionale, di incontro e di sopportazione reciproca. Ricordiamo le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni: “Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri'”.
“Carissimi fedeli desideriamo, prima di ogni altra cosa, chiedere scusa per la nostra testimonianza che, alcune volte, è stata poco credibile; allo stesso tempo, vogliamo rinnovare davanti a voi e al Signore il nostro impegno a crescere sempre più nel dono incondizionato della nostra vita per il bene della Chiesa. Pregate per noi, sosteneteci con il vostro aiuto, bussate alla nostra porta, perdonateci quando sbagliamo e, senza stancarvi, richiamateci alla grandezza e alla bellezza della missione che abbiamo ricevuto. Pregate perché impariamo a vivere profondamente la comunione con il Signore e tra di noi”.
“Infine, auguro a voi sacerdoti, alle consacrate e ai consacrati e a tutti voi che rappresentate le nostre comunità parrocchiali di essere testimonianza gioiosa della presenza amorevole di Dio là dove siete. Siate Buoni Samaritani dell’amore compassionevole di Gesù. La preghiera e la meditazione della Sacra Scrittura ci renderanno uomini e donne con il cuore di Dio e lo Spirito Santo, effuso su di noi nella Pentecoste, animi sempre la nostra vita, affinché la Pasqua diventi davvero l’inizio di un tempo nuovo, irrorato dallo Spirito di Dio che trasfigura il mondo”.