Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, incontra il Parroco Don Maurizio Patriciello. Foto: IMAGOECONOMICA VIA PALAZZO CHIGI
“Io non ho mai rinnegato la lingua napoletana. Io stamattina o vec e nun o crer, cioè fatico a crederlo. Dopo il mio appello a Giorgia Meloni nella mia parrocchia è venuto mezzo governo”. Così don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde, per la presenza della premier Meloni a Caivano e l’inaugurazione del nuovo centro sportivo.
“C’è un tempo per le lacrime e c’è un tempo per gioire. Oggi lasciateci gioire”. Lo ha detto don Maurizio Patriciello, giungendo al centro sportivo di Caivano inaugurato oggi dalla premier Giorgia Meloni. “Da domani cominceremo a pensare a cosa c’è ancora da fare. La vita è fatta da un gradino alla volta”, ha proseguito il sacerdote che ad agosto scorso aveva lanciato l’appello poi raccolto da Giorgia Meloni.
“Questo luogo era qualcosa di molto triste – ha proseguito – si soffriva al pensiero che un bene potesse essere distrutto”. A giudizio del parroco almeno in questo momento “le polemiche sono fuori posto. C’è un verso nella Bibbia che dice che c’è un tempo per ogni cosa”.
“Io non ho mai rinnegato la lingua napoletana. Io stamattina o vec e nun o crer, cioè fatico a crederlo. Dopo il mio appello a Giorgia Meloni nella mia parrocchia è venuto mezzo governo, non ci avrei scommesso un euro ma è successo”. Lo ha detto don Maurizio Patriciello, nel corso del suo intervento a Caivano alla presenza del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla quale si rivolge per nome dandole del tu: “Lo farò solo per oggi, ho avuto il permesso, poi riprendo a chiamarla presidente”.
Con la voce incrinata dalla commozione, don Maurizio Patriciello ha ricordato lo scambio di messaggi avvenuto con la premier Meloni, prima a luglio 2023 con la denuncia del degrado e dell’abbandono del centro Delphinia, poi l’accorato appello ad agosto dopo la scoperta degli abusi sulle due cuginette commessi anche in quel luogo ridotto a discarica.
“Il governatore (De Luca, ndr) ha detto lo Stato a Caivano non c’è, stop. Ma qualcuno deve portarcelo. Sono stato io a venire qui e fotografare lo scempio, non era il mio compito, ma ognuno deve fare un passo in più. Mi piacque il procuratore generale di Napoli Riello quando disse ‘via i don Abbondio dalle chiese’. Sì, via i preti don Abbondio ma anche i don Abbondio dalla magistratura, dal giornalismo, dalla politica”.
Don Patriciello contesta chi, ai suoi appelli, rispondeva sottolineando l’emergenza educativa di Caivano. “Grazie alle forze dell’ordine, quando ci sono le sparatorie non vogliamo gli insegnanti elementari ma voi. Poi servono anche loro, ovviamente, ma la Chiesa mette tutto insieme, senza gli aut aut”.
Rievocando ancora l’appello alla premier di agosto: “Ho cercato il numero diretto della presidente tramite amici parlamentari, chi cerca trova. Per favore vieni, le scrissi, facci sentire italiani, europei, vieni a portare lo Stato in questo quartiere che diventa un ghetto. Non ci avrei scommesso un euro, otto giorni dopo mezzo Governo era nella mia parrocchia”.
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