Il martirio dei cristiani nel paese dei cedri

Libano

Foto di Christelle Hayek su Unsplash

Il martirio di Rmeish. La città cristiana si trova immersa nella guerra a bassa intensità iniziata nelle aree di confine tra Libano e Israele dopo le stragi di israeliani compiute il 7 ottobre. Da allora tutto è cambiato. Scuole chiuse, niente lavoro, tante persone sono riuscite a andare avanti solo grazie al sostegno di Caritas Libano e altre opere caritative. Israele è di là dalla collina e dista in linea d’area meno di due chilometri. Nel mezzo di quella terra di confine che è già diventata teatro di scontro diretto tra le milizie sciite di Hezbollah e i soldati dello Stato ebraico, il villaggio cristiano di Rmeish rimane sospeso tra la vita e la rovina che già lo assedia tutt’intorno. I suoi abitanti, fino a qualche settimana fa, erano più di 11mila. Ora ne sono rimasti meno di 5mila. In tanti – soprattutto le famiglie con persone malate e bambini piccoli – si sono uniti all’esodo di un milione di nuovi sfollati libanesi – sciiti, sunniti e cristiani – fuggiti verso aree considerate più “sicure”, riferisce l’agenzia missionaria vaticana Fides.

Foto di Sara Calado su Unsplash

Martirio-Libano

Quelli che non sono andati via, vogliono rimanere e andare avanti, nonostante tutto.
Pregano ogni giorno Gesù. Maria e i loro santi più cari, chiedendo che l’intero villaggio, nella sua inermità, continui a essere salvato dai droni, dai missili e dai lanci d’artiglieria. Come un’isola di pace sospesa in mezzo alla tempesta, alla devastazione e alle carneficine. buna Toni Elias, uno dei quattro sacerdoti maroniti del villaggio, la sera continua a vigilare insieme a una trentina di giovani le strade di accesso al villaggio, per poter avvisare tutti in caso di pericolo. “Questi ragazzi io li chiamo ‘sentinelle del mattino’. Sono come dei vigilanti pacifici e disarmati, che controllano cosa succede intorno al villaggio per vedere se ci sono pericoli”. Mentre conversa con l’agenzia Fides, si sentono in lontananza rumori di esplosioni e bombardamenti. “Succede tutte le sere. Forse i soldati di Israele sono già al di là della collina. Noi finora non li abbiamo visti. Ma abbiamo sentito il rumore dei carri armati in movimento sulle strade che portano a altri villaggi”.

 

 

Giacomo Galeazzi: