MARTIRI CRISTIANI, IL 24 MARZO LA CHIESA NE CELEBRA LA MEMORIA

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Il novecento è passato alla storia come il secolo che ha visto il maggior numero di martiri cristiani della storia, ancor peggio di quanto avvenuto durante le persecuzioni dell’imperatore romano Domiziano. Il nuovo millennio non è iniziato meglio del precedente: sono ancora numerosi i Paesi in cui i cristiani rischiano la vita a causa del proprio credo. In memoria delle innumerevoli vittime dell’intolleranza religiosa, il 24 marzo la Chiesa celebra “Nel segno della croce” la 23esima Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei Missionari Martiri.

La Giornata è nata nel 1993 per iniziativa del Movimento Giovanile Missionario delle Pontificie Opere Missionarie italiane per onorare l’anniversario dell’assassinio di Mons. Oscar Arnulfo Romero, Arcivescovo di San Salvador, ucciso da un cecchino il 24 marzo 1980 mentre celebrava messa a causa del suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura militare del suo Paese, El Salvador, in Sudamerica.

L’iniziativa intende ricordare, con la preghiera e il digiuno, tutti i missionari che sono stati uccisi nel mondo e tutti gli operatori pastorali che hanno versato il sangue per il Vangelo. “Tanti missionari hanno dato la vita unicamente perché, come Cristo, avevano scelto di stare dalla parte dei poveri e dei piccoli, perché hanno vissuto le beatitudini evangeliche come operatori di pace e di giustizia per quei popoli che il Signore ha loro affidato di servire – scrive don Michele Autuoro, Direttore nazionale di Missio -. Quindi giornata di memoria ma anche di intercessione per il dono della pace e di una fraternità vera nel rispetto di tutti…”.

Commentando il tema scelto per la Giornata di quest’anno, “Nel segno della croce”, Alessandro Zappalà, segretario nazionale di Missiogiovani, afferma: “Se c’è una cosa che accomuna tutti i cristiani sparsi per i cinque continenti, questa è la croce. Uno strumento di tortura e di morte che per secoli ha terrorizzato tutti i popoli, fino a quando, su quella croce non vi è stato appeso il Figlio di Dio, Gesù… Da quel momento in poi, però la croce è divenuta simbolo di salvezza per tutti, perché Gesù, morendovi, ha riscattato ogni nostra colpa e ogni nostro peccato”.

Milena Castigli: