Èall'insegna della duplicità lo scampolo di catechesi che quest'oggi Papa Francesco ha illustrato nell'Angelus della Domenica. Gesuita di formazione, il Pontefice ha letto il Vangelo di Luca con esegesi ignaziana, sottolineando come le due “discepole” di Cristo, Marta e Maria, colgano entrame l'ambivalenza dell'animo del credente, quella contraddizione che permette di scrutare la dimensione articolata dell'apostolato.
Marta e Maria
Il brano di Luca (Lc 10,38-42) rappresenta, dunque, lo spunto ottimale per una riflessione sul credente: “Il credente […] sa stare alla presenza del Maestro per ascoltarlo e mettersi in sintonia con Lui. Si tratta di fare una sosta durante la giornata, di raccogliersi in silenzio per fare spazio al Signore che 'passa' e trovare il coraggio di rimanere un pò 'in disparte' con Lui, per ritornare poi, con più serenità ed efficacia, alle cose di tutti i giorni” ha ricordato il Pontefice. Essere alla scuola di Gesù significa, dunque, ripartire dalla dimensione spirituale, che è possibile soltanto grazie al silenzio.
Coltivare il silenzio
Fare silenzio – come sottolinea il Papa – significa prestare ascolto alla Parola del Signore: ” Il Signore ci sorprende sempre: quando ci mettiamo ad ascoltarlo veramente, le nubi svaniscono, i dubbi cedono il posto alla verità, le paure alla serenità, e le diverse situazioni della vita trovano la giusta collocazione. Ascoltare significa sviluppare la sapienza. Lodando Maria che “ha scelto la parte migliore”, Cristo non vuole condannare Marta per la sua dimensione del servizio, “piuttosto l'affanno con cui a volte lo si vive. Anche noi condividiamo la preoccupazione di Santa Marta e, sul suo esempio, ci proponiamo di far sì che, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità, si viva il sensodell’accoglienza, della fraternità, perché ciascuno possa sentirsi “a casa”, specialmente i piccoli e i poveri” sottolinea il Papa.
Contemplazione e azione
Per il Santo Padre, la ricetta della sapienza implica un equilibrio tra contemplazione e azione “con le mani di Marta e il cuore di Maria, perché rimanendo sempre in ascolto di Cristo possiamo essere artigiani di pace e di speranza”. Marta e Maria, dunque, non si oppongono ma rappresentano, in un senso più profondamente spirituale, due parti complementari dell'animo del credente.
Nello spirito di Paolo VI
Ricordando il cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna, il Pontefice ha auspicato “traguardi ancora maggiori” per l'umanità. Concorde allo spirito dell'Angelus pronunciato da papa Paolo VI il 20 luglio 1969, Papa Francesco ha augurato che l'essenza del progresso umano si realizzi nel compimento della fraternità universale: “più dignità ai deboli, più giustizia tra i popoli, più futuro per la nostra casa comune”.