Signore, fermati. Non più la guerra. Non più questa strage inutile. Con la guerra si perde tutto”. E' il grido che lancia Papa Francesco dal Sicily-Rome American Cemetery and Memorial, il cimitero militare di Nettuno dove riposano oltre settemila giovani caduti durante il secondo conflitto mondiale. In questo enorme giardino, puntellato di migliaia di croci di marmo bianco, il Pontefice, nel giorno della Commemorazione dei fedeli defunti, celebra la Santa Messa in suffragio per le vittime della guerra e della violenza. Al suo arrivo cammina in silenzio, da solo, tra le croci bianche del parco. Bergoglio ricorda i ragazzi sepolti sotto le stele di marmo, “migliaia e migliaia di speranze spezzate” dalla follia dell'uomo: “Ecco cos'è la guerra: la distruzione di noi stessi”. Una lezione, aggiunge Francesco, che l'umanità non ha ancora imparato. Da qui la preghiera affinché il Signore conceda la grazia di “piangere lacrime”, quelle stesse lacrime che le donne versavano “quando arrivava la posta: 'Lei, signora, ha l’onore che suo marito è stato un eroe della Patria; che i suoi figli sono eroi della Patria'. Sono lacrime che oggi l’umanità non deve dimenticare”. Poi, prima di far rientro in Vaticano, la Sosta al Sacrario delle Fosse Ardeatine, dove prega per le vittime dell’eccidio del 24 marzo 1944.
Un giorno di speranza
Prendendo spunto dalle letture proclamate durante la liturgia, il Papa fa notare come oggi la comunità cristiana si sia radunata “in speranza”, quella “di rincontrare Dio, di rincontrarci tutti noi, come fratelli”. Una speranza, questa, che come afferma San Paolo “non delude”. Essa, tuttavia, prosegue il Pontefice, “tante volte nasce e mette le sue radici in tante piaghe e dolori umani”. Sono momenti che ci fanno “guardare il Cielo e dire: 'Io credo che il mio Redentore è vivo. Ma fermati, Signore'. E questa è la preghiera che forse esce da tutti noi, quando guardiamo questo cimitero”. Quando si visita un camposanto, spiega Bergoglio, si è soliti dire: “Sono sicuro, Signore, che questi nostri fratelli sono con te. Sono sicuro”. Al contrario, quando si viene in posti come questo, la nostra preghiera dovrebbe essere: “Per favore, Signore, fermati. Non più la guerra. Non più questa strage inutile”, Una preghiera da elevare al Cielo più forte che mai “oggi che il mondo un’altra volta è in guerra e si prepara per andare più fortemente in guerra”. “Con la guerra si perde tutto”.
“La distruzione di noi stessi”
Il pensiero di Francesco va poi ad una donna anziana “che guardando le rovine di Hiroshima, con rassegnazione sapienziale ma molto dolore, con quella rassegnazione lamentosa che sanno vivere le donne, perché è il loro carisma, diceva: 'Gli uomini fanno di tutto per dichiarare e fare una guerra, e alla fine distruggono se stessi'. Questa è la guerra: la distruzione di noi stessi”. Probabilmente, spiega il Santo Padre, “quell’anziana aveva perso dei figli e dei nipotini; le erano rimaste solo la piaga nel cuore e le lacrime”. E se oggi, prosegue, “è un giorno di speranza”, è anche “un giorno di lacrime”, “come quelle che sentivano e facevano le donne quando arrivava la posta: 'Lei, signora, ha l’onore che suo marito è stato un eroe della Patria; che i suoi figli sono eroi della Patria'. Sono lacrime che oggi l’umanità non deve dimenticare”. Poi afferma: “Questo orgoglio di questa umanità che non ha imparato la lezione e sembra che non voglia impararla!”.
La grazia delle lacrime
Nel corso della storia, conclude il Papa, gli uomini con la guerra pensano di portare nel mondo una “primavera”. Ma alla fine tutto converge “in un inverno, brutto, crudele, con il regno del terrore e la morte”. “Oggi preghiamo per tutti i defunti, tutti, ma in modo speciale per questi giovani, in un momento in cui tanti muoiono nelle battaglie di ogni giorno di questa guerra a pezzetti. Preghiamo anche per i morti di oggi, i morti di guerra, anche bambini, innocenti. Questo è il frutto della guerra: la morte. E che il Signore ci dia la grazia di piangere”.
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La preghiera alle Fosse Ardeatine
Dopo la celebrazione, il trasferimento in auto al Sacrario delle Fosse Ardeatine. Col silenzio omaggia le 335 vittime (militari e civili, tra cui 75 ebrei) dell’eccidio del 24 marzo 1944, come rappresaglia dell’attentato ai soldati tedeschi delle SS di via Rasella. Bergoglio è il quarto Pontefice a recarsi in preghiera alle Fosse Ardeatine: prima di lui andarono Benedetto XVI (2011), Giovanni Paolo II (1982) e Paolo VI (1965). Nel piazzale d'ingresso il Papa saluta i presenti e i parenti delle vittime della strage.
La preghiera silenziosa
Con la sera scende anche il silenzio. Papa Bergoglio, come riporta la Radio Vaticana, entra da solo nel mausoleo. Solo i suoi passi scandiscono il momento di raccoglimento. A illuminare le preghiere silenziose di Francesco una tenue luce che lascia intravedere la cancellata in bronzo che delimita il luogo dell’eccidio. Poi, come al cimitero di Nettuno, la sosta tra le 335 tombe: il Pontefice cammina lentamente, leggendo i nomi scolpiti nella roccia. Su alcune tombe lascia rose bianche. Accanto al Papa c'è il Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni.
I calzari dell'indifferenza
Dopo quella del rabbino, ecco la preghiera di Papa Francesco al “Dio di Abramo, di Isacco, Dio di Giacobbe, Dio di Gesù, Dio dei viventi”: “Tu, Signore, conosci i loro volti e i loro nomi, tutti, anche i 12 a noi rimasti ignoti. Per te nessuno è rimasto ignoto. Dio di Gesù, Padre Nostro che sei nei cieli, grazie a Lui, il crocifisso risorto, noi sappiamo che non sei il Dio dei morti ma dei viventi e la tua alleanza è più forte della morte e garanzia di resurrezione. Fa che in questo luogo consacrato alla memoria dei caduti per la libertà e la giustizia ci togliamo i calzari dell’egoismo e dell’indifferenza e attraverso il roveto ardente di questo mausoleo ascoltiamo in silenzio il tuo nome”. Infine, la firma sul libro d’onore. “Questi sono i frutti della guerra: odio, morte, vendetta…Perdonaci, Signore”. Rientrato in Vaticano, Bergoglio scende nelle Grotte Vaticane, luogo che custodisce le tombe dei Papi, dove prega per i suoi predecessori defunti.
Il cimitero militare di Nettuno
L'attuale cimitero venne costruito dalla American Battle Monuments Commission nel 1956 nell'area dove, fin dai primi giorni dello sbarco di Anzio, venne posizionato il cimitero temporaneo della testa di sbarco. Il sito ha una dimensione di 311.542 m². All'ingresso vi è una piccola isola lacustre con dei cipressi. Subito dietro, si apre un grande viale costeggiato da 7.861 lapidi bianche, corrispondenti a tutti gli americani deceduti in diverse operazioni militari. Qui vennero sepolte anche alcune donne crocerossine, decedute nelle anch'esse nelle medesime operazioni militari. Nei marmi della cappella sono scolpiti i nomi dei 3.094 dispersi. In 490 tombe sono raccolte le spoglie di coloro che non poterono essere identificati.