Una devozione secolare per l’effige della Madonna scampata alle fiamme in Romagna. Il 19 novembre si venera particolarmente a Faenza, in provincia di Ravenna, la “Madonna del fuoco”. La tavoletta, su cui è dipinta l’immagine della Vergine Maria, fu miracolosamente risparmiata dalle fiamme. In un furioso incendio scoppiato in una casupola del Rione Rosso. Da allora i fedeli di Faenza e delle diocesi vicine iniziarono a invocare la Madonna del fuoco nelle loro avversità. E cominciarono ad accorre al suo Santuario. Per implorare grazie e benedizioni. In Romagna la Madre di Dio si è manifestata come “Vincitrice della potenza del fuoco”.
Devoti alla Madonna
Spiega monsignor Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana: “Il culto alla Madonna del Fuoco si sviluppò per opera di un proprietario di Villa Savoia. E fu incrementato dai braccianti. Cioè dai lavoratori agricoli che, dalle colline forlivesi, specie da Terra del Sole, vennero a bonificare la Bassa. Il quadro qui venerato mostra il fuoco alle spalle della Madonna e del Bambino. Allude all’incendio che a Forlì, nella notte tra il 4 e il 5 febbraio 1428, devastò una scuola. Lì si trovava l’immagine originale della Madonna del Fuoco”. Una xilografia impressa su un semplice foglio di carta. Fissato su una tavoletta. Nonostante le fiamme abbiano distrutto la scuola, l’immagine cartacea rimase illesa. La domenica seguente fu trasportata solennemente nella cattedrale di Forlì. Dove è conservata e tuttora venerata.
Custodia del creato
La Madonna del fuoco protegge in modo speciale il lavoro dei campi. E l’impegno nella cura del creato. “Accompagna le nostre famiglie nell’amore per la vita. Bene primario. Prova della tenerezza di Dio nei nostri confronti. Oltreché dei nostri genitori“. Di qui la tradizione di invocare in Romagna l’intercessione della Madonna del fuoco per i coltivatori diretti. Per le famiglie rurali spesso dimenticate. Ma fondamentali ai fini del miglioramento della qualità della vita. E della custodia e dello sviluppo del creato.