Trentamila fedeli pellegrini riuniti nello stadio Helvia Recina, pronti a celebrare la messa con il cardinale Kevin Joseph Farrell per poi iniziare il proprio pellegrinaggio da Macerata alla Basilica della Santa Casa di Loreto, giunto alla 39esima edizione. I passi delle migliaia di persone, molte delle quali provenienti dalle zone colpite dal sisma dei mesi scorsi, sono stati accompagnati dalle parole di saluto e benedizione del Santo Padre Francesco, intervenuto telefonicamente mentre la folla si trovava ancora radunata nell’arena maceratese, nel quale era appena entrata la fiaccola della pace. E il saluto del Papa, che ha rivolto “un abbraccio grande” a ogni partecipante, si è articolato sul tema stesso del pellegrinaggio: “‘Mi ami tu?’ Una frase molto bella e a due sensi, come le strade. Io posso chiedere a Gesù ‘mi ami tu?’ e Gesù chiede a me ‘mi ami tu?’. Auguro che questa sera, nel cammino, ognuno di voi senta la voce di Gesù, ‘mi ami tu?’ e poi lo domandi a sua volta e senta quello che Gesù dice al cuore”. Poi la benedizione e la partenza, in marcia verso Cristo.
Tanti pellegrini, un unico amore
Tra ritorni e prime volte, arrivati da ogni parte d’Italia, i pellegrini hanno sfilato per le strade marchigiane, predisposte in modo adeguato alla marcia dei fedeli che, alle prime luci dell’alba, hanno raggiunto la città del Santuario mariano al termine di una notte di testimonianza e preghiera. Dal 1978 a oggi, il pellegrinaggio (fra i più partecipati a livello italiano) continua a essere un momento di fortissima unità spirituale, frutto dell’intuizione di un sacerdote, Giovanni Vecerrica, capace di recuperare un’antica tradizione e convogliarla in un percorso di fede e di omaggio alla Madonna, che ci porti a essere avvolti nel suo abbraccio. Ecco perché il tema di questa edizione “Mi ami tu?” esemplifica il senso dell’evento: camminare insieme, nella notte, per cercare l’amore, quello autentico, del fratello accanto e del Signore.
“Un occhio su Gesù, l’altro sui poveri”
Ancor più importante, al giorno d’oggi, celebrare un pellegrinaggio così intenso e partecipato: la presenza di numerose persone sfuggite al dramma del terremoto ha significato un bisogno di vicinanza e supporto che non può lasciare indifferenti. Ferite da lenire con il conforto di chi cammina assieme a noi. Fra gli ospiti dell’evento, anche don Aldo Buonaiuto, della Comunità “Papa Giovanni XXIII” e direttore di In Terris, il quale ha portato la sua testimonianza sull’immensa necessità di donare amore ai nostri fratelli: “L’ultima volta che portai don Oreste era il 2007, sono passati dieci anni… Lui non volle mancare perché era così, come sono tutti gli innamorati di Gesù… Qualche giorno prima di morire mi disse: ‘Don, ricordati che se vuoi camminare sereno, in grazia di Dio nella tua vita, devi avere sempre un occhio fisso su Gesù e l’altro sui poveri’. E quel Gesù davvero don Oreste non lo mollava mai, così come con la preghiera non mollava mai la mamma di Gesù… Don Oreste diceva che chi non prega non solo non capisce ma non capisce di non capire”. Eppure, osservare le ingiustizie del mondo spinge ad aprire gli occhi, a non voltarsi dall’altra parte: “Quando lo sguardo è fisso su Gesù e sui poveri (come ci insegna Papa Francesco) non puoi più far finta di non vedere – ha detto don Aldo ai pellegrini – è sempre l’amore che ti spinge a dare la vita, anche quando devi perdere le tue comodità o i tuoi sogni. E’ perché noi amiamo che camminiamo dietro Gesù… ci prendiamo cura dei più piccoli, non abbiamo paura, andiamo a pregare davanti agli ospedali perché le mamme possano scegliere di non sopprimere la vita ma di donarla. Viviamo la nostra vita accanto alle persone più fragili. Troppi silenzi, troppe diplomazie, troppe ipocrisie ci impediscono di salvare centomila ragazze che si trovano nelle nostre strade. Possa il Signore, con l’aiuto di Maria, convertire il nostro cuore”.