È stata firmata lunedì 26 gennaio a Lussemburgo la “Convenzione” tra il governo di Xavier Bettel, che guida una coalizione di verdi-sinistra-liberali, e il “consiglio dei culti convenzionati”, di cui fanno parte le comunità ebraica e musulmana, la Chiesa cattolica, protestante, anglicana e ortodossa.
I tre punti della Convenzione sono questi: prevedono anzitutto che il sostegno economico dello Stato alle comunità religiose passi progressivamente da 24,6 a 8,3 milioni di euro (di cui 6,75 alla chiesa cattolica che ora ne riceve 23,72). La Chiesa cattolica dovrà retribuire con quel denaro anche i sacerdoti e i collaboratori che da qui in poi assumeranno incarichi pastorali: in secondo luogo gli attuali corsi di religione o formazione morale saranno sostituiti da un corso di “educazione ai valori”. Infine gli edifici ecclesiali (ad eccezione della cattedrale, la basilica di Echternach e il “Centre Jean XXIII”) saranno sotto piena responsabilità economica della Chiesa e non più dei comuni.
Sul nuovo accordo, l’arcivescovo del Lussemburgo, monsignor Jean-Claude Hollerich, si dice addolorato soprattutto che possano scomparire i corsi di religione nelle scuole, mentre il finanziamento che sarà progressivamente ridotto del 30% avrà come conseguenza quella di non poter più prendersi cura di tuti gli edifici sacri, e dover quindi abbandonare delle chiese, situazione questa che preoccupa l’arcivescovo da un parte e dall’altra da speranza pensando a una maggiore libertà della chiesa in futuro: questa riceverà comunque un sussidio dallo Stato e le religioni resteranno nello statuto del Lussemburgo.
Intervistato, l’altro prelato ha dichiarato: “Alcuni partiti di governo già nella campagna elettorale avevano annunciato di voler abolire i corsi di religioni. Avendo la maggioranza in parlamento, il governo non avrebbe nemmeno dovuto negoziare la faccenda con noi. Invece abbiamo ottenuto che il Consiglio dei culti intervenga nella definizione dei programmi del corso ai valori. Non è l’ideale, ma è meglio di niente”, e ha continuato: “Di questa povertà non ho paura: sentiamo quello che dice Papa Francesco e come parla al cuore della gente, proclamando il Vangelo. Le nostre possibilità nella proclamazione del Vangelo sono un po’ più grandi quando siamo più poveri”.
Offre poi uno sguardo lungimirante sulla situazione contemporanea dell’Europa, continente nel quale oggi le persone religiose rappresentano una cerchia minoritaria, ed ritiene urgente cercare un’unità, non un falso e confusionario sincretismo, ma in un rispetto dell’altro così da poter difendere insieme il fatto religioso e tradurlo in una società che sempre meno comprende l'”essere religioso”. Per la Chiesa cattolica ritiene sia un’opportunità per tornare a proporre la “Buona Novella” anche nel suo aspetto di unità che include, al contrario delle società consumiste che tendono a mettere l’uno contro il bene dell’altro.
“Bisogna dare giustizia alle diverse religioni perché possano coesistere pacificamente e bisogna andare oltre la tolleranza e verso il rispetto reciproco, altrimenti avremo società lacerate in Europa” che arriverà sempre più a tagliare via le sue radici, soprattutto cristiane, sino al punto di non avere più ruolo nel resto dell’umanità, secondo le parole, afferma ancora il prelato, di Papa Francesco, nel suo discorso a Strasburgo. In questo senso, ciò che sta succedendo in Lussemburgo con il Consiglio dei culti può essere un piccolo esempio della risposta che l’Europa deve dare a queste questioni delle religioni coesistenti in una medesima società.