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Luoghi di culto profanati, vescovi: “Ricostruire il tessuto sociale”

Il Comitato permanente della Conferenza episcopale del Cile (Cech) esprime solidarietà “all’amministratore apostolico, mons. Celestino Aós e a tutti i fedeli dell’arcidiocesi di Santiago, a causa del saccheggio e della profanazione della parrocchia dell’Assunzione di Maria. Lo stesso vale per le comunità e i pastori di altri templi e luoghi di diversi culti che sono stati attaccati in diverse città”. Lo scrive il Cech in una nota in seguito al grave gesto violento e sacrilego che è avvenuto venerdì scorso, nell’ambito di una nuova giornata di scontri e violenze nella capitale cilena.  La chiesa è vicino al posto di raduno dei dimostranti contro il governo cileno e la disuguaglianza sociale. Anche la cattedrale di Valparaiso era stata presa di mira a fine ottobre da manifestanti che avevano cercato di dare fuoco alle grandi porte di legno e, dopo essere entrati, avevano distrutto i banchi e diverse immagini sacre. 

Il messaggio

“Ci addolorano profondamente – ribadisce il Cech – il maltrattamento delle persone, i costanti saccheggi e la violenza, da qualunque parte essa provenga. Ci provoca dolore l’attacco ai templi e ai luoghi di preghiera, commesso senza rispetto per Dio e per coloro che credono in Lui. Templi e altri luoghi di culto sono sacri. Eleviamo una preghiera insistente a Dio per invocare il suo perdono per le profanazioni; come Chiesa, ripareremo queste gravi offese contro Dio e i suoi fedeli”. “Con molti cileni – aggiungono i vescovi riportati dal Sir – ci opponiamo radicalmente all’ingiustizia e alla violenza, le condanniamo in tutte le loro forme e speriamo che i tribunali identificheranno i responsabili e li puniranno”. I violenti “ci impediscono di guardare con la dovuta attenzione alle giuste richieste della maggioranza del popolo cileno, che desidera soluzioni reali e pacifiche”, prosegue la dichiarazione. Per reprimere gli eccessi e ripristinare la vita civile, i vescovi chiedono alle autorità “di applicare la legge e di esercitarla con tutte le risorse di uno Stato democratico. Le persone non sono solo stanche dell’ingiustizia, ma anche della violenza e la stragrande maggioranza attende il dialogo per ricostruire il tessuto sociale”.

Mons. Celestino Aós

La crisi politica e sociale che da qualche settimana è scoppiata in Cile è espressione dell’accresciuto disagio e della disparità di trattamento della popolazione e, scrive l’Agenzia Fides, si sta ora accompagnando a manifestazioni violente e incontrollate. In merito, è intervenuto l’amministratore apostolico di Santiago, mons. Celestino Aós, attraverso un video: “Il nostro tempio cattolico nella parrocchia di La Asunción, è stato saccheggiato, i banchi sono stati portati fuori e altri oggetti bruciati, le pareti sono state lordate con slogan e insulti, le immagini sacre sono state frantumate. È un altro fatto che si aggiunge a quelli vissuti in questi giorni. Abbiamo iniziato ieri il mese di Maria, accanto a lei, ripetiamo parole come dolore, tristezza, rabbia, inquietudine, che vogliono esprimere ciò che sentiamo e c’è un’altra parola: rifiuto, rifiuto assoluto di ogni violenza”. Ha proseguito il vescovo: “Siamo feriti dai danni materiali che finiscono per colpire la vita dei più poveri, ma soprattutto i danni delle persone ferite e coloro che hanno perso la vita ci colpiscono. Per le vittime eleviamo la nostra preghiera al Dio della Misericordia”. “Con tutta la forza della nostra voce – ha concluso l’amministratore apostolico – chiediamo a tutti i nostri fratelli, compatrioti, di fermare ogni violenza. E a coloro che ingannano considerando l’apparente efficacia e il trionfo della violenza, di passare al percorso del dialogo e alla ricerca delle soluzioni ai problemi, contribuendo con le proprie visioni”.

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