Comincia nella basilica di San Pietro con la Messa presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, la terza giornata dell’Assemblea dei vescovi italiani.
“È sempre motivo di gioia celebrare l’Eucaristia nella Basilica di san Pietro dove la presenza del Successore del Principe degli Apostoli è particolarmente viva – esordisce Bagnasco riportato dal Sir -. Ed è motivo di gioia celebrare insieme: portiamo nella preghiera i nostri preti e le comunità di cui conosciamo fatiche, preoccupazioni e speranze”.
San Paolo
Al centro dell’omelia del porporato, arrivato al termine del mandato decennale, la figura di san Paolo. L’apostolo, mentre si reca all’areopago, si trova “come in mezzo a un mare vasto, esposto ad ogni vento, dove l’impresa appare difficile e forse impossibile”. Ciò nonostante, spiega Bagnasco, l’Apostolo delle genti “Non si lascia intimidire: sa che la sua missione è predicare a tutti senza cercare di compiacere: non cerca il consenso e il plauso, è fedele alla verità ricevuta. Il resto è di Dio. Tiene conto della situazione concreta dell’uditorio non per blandire gli uditori, ma per trovare l’appiglio, il punto di partenza. E lo trova nell’ara con l’iscrizione ‘al dio ignoto’. Riconosce la religiosità diffusa anche se confusa di quegli ascoltatori incuriositi o annoiati che lo ascoltano”.
Paolo, così facendo, “entra decisamente nella storia della salvezza, aprendo una prospettiva inaudita: la storia non nasce con noi, ci precede e ci genera. Non è una prigione, ci garantisce da tortuosità presuntuose e incerte. In questa storia, dove Dio é presente, l’uomo trova senso e speranza: anche il male e la sofferenza trovano misteriosamente uno sbocco”.
“L’umanità non cammina nel buio assoluto: la luce di Dio penetra nella notte come da una finestra aperta”, ha commentato il cardinale.
“Vicini alla nostra gente”
“L’Italia è lunga come si dice, ed è vero – prosegue nell’omelia -, ma ciononostante troviamo non piccole somiglianze, tratti che sono di ogni tempo e di ogni luogo. Il Santo Padre ci invita a stare vicini alla nostra gente e, nello stesso tempo, a prendere il largo della missione, a riconoscere il bene ovunque senza confondere mai la parte con il tutto, a non lasciarci ridurre al silenzio, ad annunciare che Gesù è il Signore”.
“Ci esorta a predicare il suo amore misericordioso, a proclamare la follia della croce che salva, a non temere lo scherno apostolico, ricordando che il grande protagonista è sempre lo Spirito Santo che ha i suoi tempi e le sue vie, e che conduce alla verità piena”. “Cristo ci ha chiamati ad una missione esaltante, che si scontra con la nostra piccolezza”, ha proseguito Bagnasco riportato dal Sir: “Aiutare i fratelli a intraprendere i sentieri della gioia evangelica”.
“Questa attenzione, fatta di desiderio, la dobbiamo tenere desta nel nostro cuore, nel cuore del nostro clero e delle comunità. È un desiderio che spera contro ogni apparenza; che tiene spiegata la vela anche quando i venti sono contrari, e ci sembra di essere avvolti dal sonno del Risorto. Ma il Signore è sempre con noi, vuole solo che ci fidiamo di lui”.
Seminare nelle lacrime
Poi Il Cardinale cita sant’Agostino: “Voi seminate nelle lacrime, voi raccogliete nella gioia”. “Come avviene questo, fratelli miei? – spiega -. Quando l’agricoltore passa con l’aratro e getta il seme, talvolta il vento è glaciale, la pioggia l’ostacola. Egli scruta il cielo, lo vede oscuro, trema di freddo ma, ciononostante, intraprende la semina”.
“Un legame unico con il Papa”
“Cari amici, grazie per avermi permesso di presiedere questa Eucaristia: è un grande dono”, ha concluso il cardinale: “E grazie per l’esempio, la parola saggia, l’amore alla Chiesa, che in questi dieci anni ho sempre visto in tutti e in ciascuno. Come ho già detto, è stato per me un grande onore e una grande grazia poter servire – come meglio ho saputo – la nostra Conferenza che ha il dono di un legame unico con il Vescovo di Roma, il Papa. Insieme abbiamo servito le nostre Chiese e il nostro amato Paese”.