La decisione è stata presa al Sinodo di Minsk: La Chiesa russa ha rotto la comunione eucaristica con quella di Costantinopoli. Una frattura prevedibile alla luce della scelta del Patriarcato ecumenico di concedere l'autocefalia alla Chiesa ucraina, sottraendola alla giurisdizione canonica di Mosca.
La rottura
Ha avuto un seguito, dunque, l'annuncio del responsabile del Dipartimento per le relazioni esterne, il metropolita Hilarion di Volokolamsk che aveva parlato di “atto illegale” ed aveva previsto una reazione durante i lavori del Sinodo di Minsk. Il Patriarca Kirill stesso aveva paragonato la situazione venutasi a creare dopo la decisione di Costantinopoli allo Scisma d'Oriente del 1054. Il Patriarcato ecumenico ha accolto indirettamente le richieste del governo ucraino presieduto Poroshenko, determinato a staccare ogni possibile legame del suo Paese con la Russia di Putin, disponendo così la reintegrazione di Filaret di Kiev che la Chiesa russa aveva scomunicato nel 1997.
Una riunificazione difficile
La decisione di Costantinopoli dovrebbe formalmente comportare la riunificazione delle due chiese ucraine, quella “scismatica” guidata da Filaret e quella che fino ad oggi è rimasta fedele a Mosca, ma è molto probabile che non sarà così: La popolazione russa che vive nell'Ucraina occidentale e meridionale difficilmente romperà il suo vincolo di obbedienza al Patriarca di Mosca.
Risvolti geopolitici
Lo scisma che si sta consumando in Oriente presenta delle evidenti cause geopolitiche legate, in particolare, alla guerra in Donbass. Poroshenko, infatti, vuole condurre il suo Paese nella sfera filo-occidentale sotto ogni punto di vista e non intende accettare l'influenza che l'ingombrante vicino russo potrebbe continuare ad esercitare mantenendo la sua giurisdizione canonica sul territorio ucraino. D'altra parte, il Patriarcato russo non accetta di vedersi privare un diritto ecclesiastico che detiene dal 1686, quando Dositeo di Gerusalemme e Dionisio di Costantinopoli riconobbero la subordinazione del metropolita di Kiev a quello di Mosca. Uno status quo che Costantinopoli ha deciso clamorosamente di alterare con l'ultimo Sinodo andando a revocare il vincolo giuridico che resiste da secoli.
L'aspetto geospirituale
Tutto questo rende bene l'idea della portata storica dei fatti che stanno avvenendo in questi giorni nell'Oriente ortodosso. Ovviamente, non c'è in ballo soltanto un discorso geopolitico: sulla “partita” in corso influisce anche la tradizionale “rivalità” tra il Patriarcato di Mosca e quello di Costantinopoli che si contendono il primato effettivo nel mondo ortodosso.