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L’Indonesia muove i primi passi verso la libertà di culto

Una norma per rimuovere gli ostacoli alla libertà di culto per i non musulmani. È quello che vuole fare in circa sei mesi il nuovo ministro per gli affari religiosi di Jakarta. Infatti il capo di Stato indonesiano Joko “Jokowi” Widodo e tutto il suo esecutivo, dopo i tanti anni di abusi, violenze ed emarginazioni commesse dalla maggioranza musulmana sunnita durante il governo di Susilo Bambang, hanno preso in seria considerazione il tema della libertà religiosa.

Sciiti, ahmadi, protestanti, cattolici e atei potranno così essere protetti e liberi di professare il loro credo nel paese musulmano più popoloso al mondo. Il primo passo è stato fatto proprio dal ministro per affari religiosi Lukman Hakim, il quale ha promosso una futura legge che prevede lo snellimento delle procedure per ottenere e rilasciare i permessi e la costruzione di luoghi di culto anche per i non musulmani. Una legge basata sui diritti in materia di religione sanciti dalla Costituzione del 1945.

Nella stessa direzione si sta muovendo il ministro degli Interni Tjahjo Kumolo. La sua proposta sarebbe quella di modificare l’attuale carta di identità, eliminando la speciale colonna in cui viene indicata l’appartenenza religiosa di ogni indonesiano. Fino ad ora ogni abitante dell’Indonesia doveva dichiarare la sua appartenenza religiosa; questa “classificazione” era stata voluta dal dittatore Suharto (1967 – 1998) per combattere il movimento comunista e quello ateo.

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