Sos dei patriarchi e dei capi delle Chiese e comunità cristiane di Gerusalemme Lo scontro militare in atto tra Azerbaigian e Nagorno Karabakh sta provocando, ancora una volta, la morte di persone innocenti. E la fuga di uomini e donne, bambini e vecchi dagli orrori della guerra. Uno scenario di sofferenza e devastazione che va fermato il prima possibile. Con il concorso di tutti gli attori internazionali. A mobilitarsi è la Chiesa cattolica, attraverso l’ arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme. E la Chiesa ortodossa, attraverso il patriarca greco ortodosso di Gerusalemme, Theophilos III. I firmatari dell’appello, riferisce l’agenzia missionaria Fides, esprimono le loro condoglianze alle comunità coinvolte nel conflitto. Invocando su di loro la pietà e la misericordia di Dio, e chiedono anche “ai leader europei, ai presidenti di Russia e Stati Uniti d’America e al segretario generale delle Nazioni Unite di intervenire al più presto”. Per giungere a “un cessate il fuoco immediato e negoziare una pace duratura”.
L’urgenza di pacificare il Nagorno Karabakh
Per il presidente serbo Aleksandar Vucic, il conflitto armato tra Armenia e Azerbaigian per il Nagorno Karabakh mostra quanto siano pericolosi i cosiddetti “conflitti congelati“. Poiché tutto quello che è congelato prima o poi ‘si scongela‘. “In questo conflitto abbiamo visto la assoluta impotenza della comunità internazionale. E per questo sono contrario a mantenere conflitti congelati nei Balcani. Compresa la Serbia“, ha affermato Vucic. Il presidente serbo è intervenuto a una riunione dedicata alle prospettive di integrazione europea della Serbia. E al dialogo sul Kosovo. Per tutto ciò, ha osservato il presidente, è di estrema importanza raggiungere un accordo di compromesso con gli albanesi del Kosovo. E evitare nuove destabilizzazioni in Bosnia-Erzegovina. “Non dobbiamo lasciare conflitti congelati ai nostri figli“.
In guerra
“Pesanti combattimenti nel corso della notte su tutti i fronti dei territori occupati dell’Azerbaigian. Le forze armate azere hanno respinto le attività delle forze armate armene”. scrive su Twitter il ministero della Difesa dell’Azerbaigian. L’Armenia, dal canto suo, sostiene che Baku abbia “messo in campo nuove forze armate nel Nagorno-Karabakh”, come scrive sui social il portavoce del ministero della Difesa armeno Artsrun Hovhannisyan. “Le nostre truppe hanno offerto una resistenza eroica”, ha detto Hovhannisyan. Sottolineando che al momento si verificano “pesanti combattimenti sulla linea del fronte”.