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Libertà di credere o di non credere

Credere in Dio significa fidarsi completamente di Lui, riconoscere la Sua esistenza e vivere e agire secondo i Suoi insegnamenti e comandamenti. La fede che non si trasforma in vita vissuta è una fede morta (Giacomo 1, 26). “Se uno dice: ‘Io amo Dio’ e odia suo fratello, è un bugiardo” (1Gv 4,19 – 5,4). La fede, secondo il credo cristiano, è una chiamata alla libertà responsabile, poiché Dio può ritenerci responsabili solo in base alle nostre libere scelte. Chi è costretto a fare qualcosa non può essere punito per ciò che ha fatto inconsciamente o senza libertà. San Paolo afferma: “Fratelli, voi siete stati chiamati alla libertà” (Galati 5:13), e anche “Cristo ci ha liberati affinché godiamo di questa libertà e permaniamo in essa e non siamo più legati dal giogo della schiavitù” (Galati 5:1).

La fede di solito attraversa le tre fasi della crescita umana. La fase dell’infanzia spirituale, in cui si crede ciecamente a tutto senza discussioni, domande o dubbi. La fase dell’adolescenza spirituale, dove si rifiuta e ci si lamenta di tutto, facendo il contrario di tutto ciò che viene chiesto e si rifiuta ogni autorità superiore. La terza fase della maturità spirituale, quando si ama Dio, non per paura dell’inferno o per volere il paradiso, ma per un amare gratuito, per la convinzione che Dio è ciò che dà senso alla vita e che la luce della fede è l’unica in grado di illuminare le tenebre della vita, dare senso alle assurdità della malattia, della vita, della morte, del male e dell’esistenza.

La vera fede si traduce in una vita vissuta e in un modo di rapportarsi con sé stessi, con Dio, con gli altri, con la natura e con le altre creature. La fede non nega le difficoltà e non risolve i problemi della vita, ma ce li fa vedere e vivere in modo diverso e con la certezza che non siamo soli e che siamo frutto dell’amore di Dio. Siamo usciti dal Suo cuore e siamo immersi e viviamo e ci muoviamo nel Suo amore.

Una delle condizioni necessarie per un autentico atto di fede è che sia libero, volontario e incondizionato. Qualsiasi tipo di costrizione, coercizione o imposizione è incompatibile con la natura della fede. Cito qui un’espressione di sant’Agostino che dice: “Dio che ci ha creato senza di noi non vuole salvarci senza di noi”. E prosegue: “Questo suo modo di venire a salvarci è la via sulla quale pure invita noi a seguirlo, per continuare insieme a Lui a tessere l’umanità nuova, libera, riconciliata”.

Dio, che ci ha creato perché ci ama, non può costringerci a contraccambiare il Suo amore o a obbedirgli o a sottometterci alla Sua santa volontà. L’amante non può costringere la persona che ama ad amarlo, altrimenti dichiarerebbe, con lo stesso atto, la falsità del suo amore. Ciò ovviamente significa anche la libertà di rifiutare la fede e persino di negare l’esistenza di Dio. La fede si basa sul riconoscimento dell’esistenza di Dio, la cui esistenza non può essere né dimostrata né negata con prove materiali, e quindi l’uomo è libero di accettare liberamente l’esistenza di Dio o di rifiutarla, dubitare, obiettare o rimanere nella ricerca.

La vita ci insegna che i genitori possono avere diversi figli e dare a tutti le cure, le attenzioni, le possibilità e l’amore necessario. Tuttavia, uno di loro può diventare uno scienziato, l’altro un criminale, un terzo vivere una vita normale e questo nonostante il fatto che tutti i tre provengono dallo stesso padre e dalla stessa madre, hanno vissuto nelle stesse circostanze e nello stesso ambiente. La stessa cosa possiamo applicarla, nonostante i limiti dell’esempio, agli esseri umani che non possono essere tutti d’accordo su tutte le cose tangibili e, quindi come possono essere d’accordo su questioni immateriali e invisibili?

I non credenti, infatti, rendono alla fede e ai credenti un servizio meraviglioso perché li spingono a pensare, a contemplare, ad approfondire, a discutere e a studiare, raggiungendo così una fede matura, convinta, fiduciosa e ferma. Se non fosse stato per i terremoti, gli esseri umani non avrebbero imparato a costruire edifici antisismici e, se non vi fossero le domande e i dubbi, il credente non raggiungerebbe mai la vera fede. Dio ci ha creato come creature pensanti e autocoscienti che crescono e imparano attraverso l’esperienza, il fallimento, il successo, il dubbio e le domande.

Attaccare chi non crede con il pretesto di preservare la fede è in realtà una prova di debolezza e un atto che contraddice la stessa fede in Dio, che ci ha creato diversi e ci ha dato la ragione e la comprensione affinché possiamo raggiungerLo, amarLo e adorarLo con convinzione e fiducia.

Di fronte alle obiezioni dei non credenti occorre dare risposte, dialogare e ricercare con la convinzione che onestamente nessuno può provare o negare l’esistenza di Dio con prove materiali, così come non possiamo provare o negare l’esistenza dell’amore, dell’amicizia, della gratitudine, dell’odio o della gelosia come concetti astratti. Crediamo tutti nella loro esistenza perché ne vediamo l’eco e l’influenza nelle nostre vite e li abbiamo sperimentati nonostante la nostra incapacità di toccarli o dimostrarli fisicamente.

La fede in un Dio Creatore amorevole è un atto di libertà che include la possibilità di negare la Sua esistenza. Un vero credente è come un vero amico o un vero innamorato che deve dimostrare il suo amore e la sua amicizia attraverso atti e azioni concreti che facciano dubitare della loro posizione chiunque dubiti dell’esistenza dell’amore e dell’amicizia. Il vero acredente è colui che cerca la verità, non colui che la nega o si burla di chi ci crede o la difende.

La linea di demarcazione è la sincerità nella ricerca e il non insultare gli altri o cadere nell’abisso degli insulti, della violenza, della diffamazione, del disprezzo o dello sminuimento. La violenza verbale e fisica è una prova di debolezza dell’argomentazione, perché quanto più alta è la voce di chi ha un’idea, tanto più ciò indica la debolezza della sua idea o della sua incapacità di spiegarla. Un non credente che è alla ricerca della verità è migliore agli occhi di Dio di un credente ipocrita, violento o incoerente. Il credente è un testimone che attraverso la sua vita e le sue azioni divulga la sua fede ed è migliore agli occhi di Dio un non credente sincero che un credente falso: “Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 3, 14-20).

La cosa più inquietante è vedere credenti e chierici che cercano di difendere Dio con una violenza che riflette la loro ignoranza e sfregia il volto di Dio. Dio non ha bisogno di essere difeso da nessuno, ma è Lui che ci difende. Egli non ha bisogno che qualcuno uccida nel Suo nome perché Egli rigetta i violenti. Papa Francesco afferma: “Dio non vuole essere amato come si ama un condottiero”. Dio rifiuta chi usa la fede per terrorizzare e impaurire le persone invece di usarla per diffondere pace e bontà tra loro. Quindi non parlarmi di Dio, ma fammi piuttosto vedere Dio nella tua vita: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5, 16).

Si può tranquillamente negare Dio, l’importante è farlo con libertà e non fondare la negazione su posizioni o azioni errate di chi si presenta come credente, o su letture superficiali di alcuni non credenti oppure per seguire la moda. Si può anche credere in Dio però, trasformando questa fede in una vita autentica e coerente e testimoniando questa fede prima con la vita e laddove fosse necessario anche con le parole.

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