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Libano, il Papa: “Cercare la soluzione nel dialogo”

Chiude il Sinodo con una Santa Messa Papa Francesco e, nel successivo Angelus, traccia il filo rosso che unisce intenti e risultati ottenuti nei giorni di assemblea: “La prima Lettura, dal Libro del Siracide, ci ha ricordato il punto di partenza di questo cammino: l’invocazione del povero, che 'attraversa le nubi', perché 'Dio ascolta la preghiera dell’oppresso'”. E, ha precisato il Pontefice, “il grido dei poveri, insieme a quello della terra, ci è giunto dall’Amazzonia. Dopo queste tre settimane non possiamo far finta di non averlo sentito. Le voci dei poveri, insieme a quelle di tanti altri dentro e fuori l’Assemblea sinodale – Pastori, giovani, scienziati – ci spingono a non rimanere indifferenti. Abbiamo sentito spesso la frase 'più tardi è troppo tardi': questa frase non può rimanere uno slogan”.

L'assemblea

Tira le somme di un'assemblea importante Papa Francesco, affermando che il Sinodo “è stato un camminare insieme, confortati dal coraggio e dalle consolazioni che vengono dal Signore. Abbiamo camminato guardandoci negli occhi e ascoltandoci, con sincerità, senza nascondere le difficoltà, sperimentando la bellezza di andare avanti uniti, per servire”. C'è un cardine alla base di tutto: “Ciascuno di noi si sarà chiesto tante volte che cosa fare di buono per la propria vita; oggi è il momento; chiediamoci: 'Io, che cosa posso fare di buono per il Vangelo?'”. Una domanda posta come colonna portante durante l'assemblea sinodale: “Ce lo siamo chiesti, desiderosi di aprire nuove strade all’annuncio del Vangelo. Si annuncia solo quel che si vive. E per vivere di Gesù, per vivere di Vangelo bisogna uscire da se stessi. Ci siamo sentiti allora spronati a prendere il largo, a lasciare i lidi confortevoli dei nostri porti sicuri per addentrarci in acque profonde: non nelle acque paludose delle ideologie, ma nel mare aperto in cui lo Spirito invita a gettare le reti“.

La preghiera del Papa

Un Sinodo con un occhio sul mondo, quello stesso sguardo che il Santo Padre ha rivolto, al termine dell'Angelus, al popolo del Libano, “in particolare ai giovani, che nei giorni scorsi hanno fatto sentire il loro grido di fronte alle sfide e ai problemi sociali, morali ed economici del Paese. Esorto tutti a ricercare le giuste soluzioni nella via del dialogo, e prego la Vergine Maria, Regina del Libano, affinché, con il sostegno della comunità internazionale, quel Paese continui ad essere uno spazio di convivenza pacifica e di rispetto della dignità e libertà di ogni persona, a beneficio di tutta la Regione mediorientale, che soffre tanto”.

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