Una delegazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) è attualmente in Libano. Lo scopo del viaggio è duplice. Esprimere solidarietà e vicinanza alla comunità cristiana locale. E fare il punto in merito alle molteplici necessità cui far urgentemente fronte. La delegazione ha incontrato il cardinale Béchara Boutros Raï. Il patriarca di Antiochia dei Maroniti ha ringraziato , per il sostegno fornito alla popolazione cristiana libanese la fondazione pontificia. E in particolare tutti i donatori.
Libano in sofferenza
Afferma il porporato: “I libanesi vivevano con dignità, non erano di peso a nessuno. E mi dispiace che i nostri politici in Libano abbiano reso il nostro popolo povero, mendicante. Questa non è la dignità del nostro popolo. Infatti i libanesi hanno accolto, non hanno chiuso le frontiere. Nel 1948 hanno accolto i rifugiati palestinesi E il patriarca di allora mandò una circolare a tutti i conventi. A tutte le scuole. A tutte le università che dipendevano dalla Chiesa maronita. Dicendo loro: aprite le porte. Perché questi sono fratelli nella disgrazia che dovete accogliere“. L’attenzione è focalizzata sia sulla situazione della Chiesa maronita in Libano. Sia sulle diocesi della diaspora. Insistendo sulla parola “speranza”, il patriarca ha richiamato più volte il titolo dell’esortazione apostolica “Una speranza nuova per il Libano”, pubblicata il 17 maggio 1997. All’indomani del sinodo dei vescovi del 1995. Tenuto a Roma sotto la presidenza di san Giovanni Paolo II.