Cento anni fa nasceva il Partito Popolare, prima esperienza dei cattolici in politica. Alcide De Gasperi ne fu esponente di spicco e ultimo segretario nazionale prima dello scioglimento nel 1926. Lo statista trentino è stato ricordato oggi nell’Aula Pia dell’Università Lumsa di Roma con la proiezione in anteprima nazionale del documentario “Mio padre, Alcide De Gasperi”. L’opera, realizzata da Monica Mondo con la regia di Maurizio Carta, ha raccolto la preziosa testimonianza della figlia (e collaboratrice principale) Maria Romana.
Gli indirizzi di saluto
La visione del documentario è stata preceduta dal messaggio di saluto del rettore Francesco Bonini che ha sottolineato come, in questo preciso momento, ci sia bisogno di “qualcosa di nuovo che per essere autentico deve avere dei chiari riferimenti”. E De Gasperi, secondo il rettore della Lumsa, è un riferimento straordinario, definito un “padre di questa Repubblica”. Vincenzo Morgante, direttore di Tv2000, ha ringraziato l’Università ed i presenti: “Ci tenevamo che questo documentario fosse presentato qui, luogo di educazione per i giovani. Un contributo che TV2000 vuole dare per tenere viva la memoria di Alcide De Gasperi. Abbiamo voluto ricordare il contributo dei cattolici in politica con quella considerazione della politica come servizio. Uomini che hanno fatto del rigore, della misura, della sobrietà, della libertà, della solidarietà, della fede un programma di vita”. Il dirigente ha annunciato che la televisione della Cei continuerà questo filone.
Il documentario
Nel documentario, Maria Romana De Gasperi ha raccontato a Monica Monda la grande facilità di comprensione che aveva con il padre, anche senza bisogno di parlare. Sono stati ripercorsi i primi passi della storia d'amore tra De Gasperi e la moglie Francesca, conosciuta grazie ad un amico in comune, un collega parlamentare a Vienna. I due avevano 12 anni di differenza. Nell'opera presentata in anteprima hanno trovato spazio le lettere d’amore dello statista dc alla moglie. In esse, ha ricordato la figlia, De Gasperi mise in chiaro subito le cose: non avrebbe mai lasciato la politica. La moglie sopportò molte difficoltà, ha ricordato Maria Romana: il periodo della prigione, l’isolamento sociale per le idee, i problemi economici; ma rimase sempre al fianco dell’amato consorte.
Marito e padre
Dal 1927 al 1928 De Gasperi conobbe l’esperienza del carcere a Roma. Nelle missive da Regina Coeli, il fondatore della Dc esprimeva il suo amore per la donna della sua vita e, al tempo stesso, per l’Italia. Senza dimenticare le figlie: “Quando lui era in prigione – ha detto durante l'intervista – mi scrisse la storia del Vangelo ritagliando fotografie della Palestina da una rivista inglese. Si vede Nazareth com’era nel 1923. Sotto ogni fotografia scriveva una parte del Vangelo ed un suo commento”. Da prigioniero, dunque, mise insieme un album per dare alla figlia piccola le prime basi del catechismo. Liberato, De Gasperi leggeva alle figlie l’Inferno di Dante, spiegandolo, perché non conosceva le favole. E loro lo seguivano con interesse. A Monica Mondo Maria Romana ha raccontato come il padre avesse cominciato a considerarla grande quando la sentì ripetere la prima declinazione latina. Con ironia, la donna ha ricordato come da allora in poi lo statista trentino portò lei e il fidanzato in giro per Roma ogni domenica a tradurre le iscrizioni sulle lapidi. Di fotogramma in fotogramma è emerso l’aspetto privato, poco conosciuto, del leader dc: il rapporto con i nipoti piccoli, le passeggiate nei boschi, la sensibilità per la natura. “Con le camminate – ha detto la figlia del politico – ci ha insegnato che la fatica fa bene, perché insegna”. E ad ogni posto in cui si arrivava, egli attribuiva una canzone diversa.
La clandestinità in Vaticano
De Gasperi non raccontava nulla della sua attività antifascista a casa, perché aveva paura di ripercussioni sui familiari. Quindi si presentava come bibliotecario del Vaticano. Durante l’occupazione nazista di Roma, De Gasperi scriveva per riviste clandestine e Maria Romana, mossa dalla voglia di aiutarlo, si recava a prendere le copie in bicicletta. Il padre le fece studiare stenografia e lingua inglese, immaginando in prospettiva un lavoro per lei al suo fianco. E così divenne la sua segretaria: “non era un lavoro, era una dedizione”, ha ricordato Maria Romana. Mai assunta da ministeri ma a servizio esclusivo del padre, la donna ha menzionato alcuni dei personaggi storici incontrati durante la sua attività come Adenauer e Shuman.
Il viaggio americano
Trasmesso anche il filmato d’epoca del viaggio ufficiale di De Gasperi a Washington con Maria Romana al suo seguito nel 1947. Una tappa fondamentale per la ricostruzione del Belpaese. La figlia dello statista ha raccontato il primo impatto con l’America del benessere, facendo il confronto con l’Italia semidistrutta da cui arrivavano. Di grande valore storico la testimonianza sulle sensazioni negative di De Gasperi riguardo alla possibilità di un prestito statunitense: lo stallo si sbloccò solo durante l’ultimo giorno di permanenza a Washington.
La fede e la morte
Presente un capitolo dedicato alla fede. De Gasperi credeva fermamente nell’aldilà, ha osservato la figlia. Lo ha definito “un cristiano sereno, sicuro di sé e fiducioso nella provvidenza”. Bisognava credere nella presenza di Dio nelle cose umane. Una convinzione con cui si mosse anche in politica. Il motivo per cui è stato omaggiato dopo la sua morte da tutti gli italiani? Secondo Maria Romana, perchè è riuscito a trasmettere coraggio, mai tristezza. Questo è stato molto importante nei primi dieci anni dopo la guerra. E’ stato un grande interprete della voglia di rifarsi diffusa in Italia uscita dal conflitto mondiale. La parte finale del documentario si è concentrata sul tramonto della vita terrena di De Gasperi,avvenuto tra l’affetto della famiglia nella casa in Val di Sella. Se ne andò consapevole, pregando.“Gesù, Gesù” furono le sue ultime parole prima di chiudere gli occhi per sempre.
Commozione
Alla conclusione della proiezione, accolta fra gli applausi dei presenti. Monica Mondo ha chiesto un'impressione a Maria Romana, presenza in Aula: la figlia dello statista ha apprezzato la “diligenza e la semplicità” con cui il lavoro è stato realizzato. Un pensiero finale, poi, sempre per l'indimenticato padre: “Fa sempre commuovere vederlo. Quando mio padre mancò ero disperata, pensavo che la mia vita fosse finita, eppure avevo già una famiglia. Ma era stata tale la mia dedizione a lui e al suo lavoro che non vedevo futuro davanti a me. Mi ripresi solo leggendo le sue carte, maturando la convinzione che bisognasse scrivere di lui e della sua attività. L’ho fatto anche io e sono riuscita a riordinare tutte le memorie. Prendendo in mano le sue carte e facendo ciò che lui avrebbe voluto fare negli ultimi mesi senza riuscirci, ho potuto scrivere la sua vita da giovane. Queste carte mi hanno aiutato a superare quell’angoscia provocata dalla sua morte”.