“Le piante della Bibbia uniscono le religioni. Botanica più antica”. Questo è il titolo del libro che si è occupato dello studio e della classificazione delle specie vegetali di cui si parla nelle Sacre Scritture. E’ stato scritto da Maria Grilli Caiola, Paolo Maria Guarrera e Alessandro Travaglini. Alla sua presentazione, avvenuta nell’ associazione romana studio Arti Floreali, hanno partecipato anche il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e il biblista don Fabrizio Ficco dell’Università Gregoriana. Il tutto in concomitanza con la festa ebraica delle Capanne Sukkoth che durerà fino al 17 ottobre. Celebrazione che ha nella sua simbologia il “lulav” un ramo verde di palma, che fa parte di quattro specie (Arbaat Haminim), tenuto in mano durante la preghiera.
Si è parlato di piante bibliche e del rapporto e del simbolismo che lega l’ebraismo e il cattolicesimo alle specie verdi del Vecchio e Nuovo Testamento. Lo stesso Papa Francesco, durante il Sinodo in Vaticano, ha affermato che “La vita è una pianta che richiede molta cura” citando la lettura di un passo del profeta Isaia che paragona il progetto di Dio di realizzare la comunione tra i fedeli alla cura con cui un contadino si preoccupa del suo vigneto.
Tra le piante ricordate nel libro ci sono la palma, il cedro, il mirto e il salice della “Festa delle Capanne” fino alle sette specie della Terra Promessa e al polline ritrovato nella Sindone. Paolo Guarrera, l’etnobotanico del Mibact presente al convegno, ha sollevato il dubbio sull’origine della Menorah, il candelabro a sette braccia ebraico, forse ispirato ai rami del mandorlo o alla salvia. Le Sacre Scritture dunque uniscono non solo cristiani ed ebrei ma anche molti botanici e cultori della materia