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Le fosche nubi sul futuro della Striscia. Una testimonianza

Il gesuita israeliano David Neuhaus: "il piano per rimuovere i palestinesi da Gaza è per me come un calcio nello stomaco"

Padre David Neuhaus racconta all’agenzia missionaria vaticana Fides che le congetture circolate negli ultimi giorni sul futuro della Striscia di Gaza sono state per lui come “un calcio nello stomaco”. Gesuita israeliano e professore di Sacra Scrittura, David Neuhaus è nato in Sudafrica da genitori ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania negli anni Trenta del secolo scorso. E’ stato anche vicario patriarcale del Patriarcato latino di Gerusalemme per i cattolici di espressione ebraica e per i migranti. “Donald Trump ha una visione per Gaza, che ha condiviso con il mondo il 4 febbraio 2025. Il Primo Ministro di Israele Benjamin Netanyahu era in visita da lui. È stato come un calcio nello stomaco. E io non sono nemmeno palestinese. Sono un israeliano”, spiega il religioso. E aggiunge: “Il piano audacemente proclamato da Trump è quello di trasformare la Striscia di Gaza, dai cumuli di macerie lasciati dalla campagna militare di Israele, in un litorale di pregio. In questa visione, non c’è posto per le persone che considerano Gaza la propria casa. Questa popolazione deve essere trasferita (e non è chiaro dove). Questa è l’ennesima tappa della rimozione dei palestinesi dalla Palestina”.

Striscia
Gaza. Credit: IMAGOECONOMICA VIA IDF US

Striscia anno zero

È un processo che è iniziato molto tempo fa. E che ha causato anche la concentrazione di popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. È stato nel 1947/1948 che la popolazione di Gaza è più che triplicata con l’afflusso di coloro che sono stati espulsi dagli israeliani dalle loro case all’interno di Israele, rendendo Gaza una delle aree più densamente popolate del mondo. Trump ha parlato solo di Gaza, ma l’amministrazione di Netanyahu ha già iniziato a lavorare in Cisgiordania. Seminando una distruzione simile a quella di Gaza nelle città di Jenin e Tulkarem. Migliaia di palestinesi sono già stati espulsi dalle loro case. Osserva il gesuita israeliano: “La visione di Trump e Netanyahu è molto diversa da quella di Peter Beinhart, un giornalista ebreo americano. Consiglio vivamente il suo ultimo libro, ‘Essere ebrei dopo la distruzione di Gaza: Un bilancio’, come antidoto al discorso che proviene dalla dirigenza statunitense e israeliana. Beinhart ricostruisce l’identità ebraica alla luce di quanto accaduto negli ultimi mesi. Insistendo con forza sul fatto che l’unica strada percorribile da Israele è quella di garantire l’uguaglianza a tutti i suoi cittadini. Beinhart, i cui genitori erano ebrei sudafricani, ha assimilato pienamente il messaggio della lotta contro l’apartheid”.

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