Vietare i finanziamenti esterni per le moschee e le organizzazioni musulmane, inoltre ridurre l’interferenza che potrebbero avere gli imam nella società e ribadire che la legge nazionale ha e deve avere la precedenza sulla legge islamica della sharia per i musulmani che vivono nel paese. Sono alcuni punti della nuova legge che il governo austriaco ha approvato lo scorso 25 febbraio. Secondo i politici austriaci queste nuove disposizioni dovrebbero essere prese come modello dal resto dell’Europa.
La nuova legge (ben nove pagine) regolamenta almeno una dozzina di questioni distinte, come le feste islamiche, i cimiteri musulmani, le pratiche alimentari e le attività del clero islamico. Inoltre si vuole cercare di evitare la formazione e la crescita in Austria di una società islamica parallela, disciplinando le moschee e imponendo agli imam la padronanza del tedesco. Inoltre gli appartenenti al clero con precedenti penali o che “rappresentino una minaccia” non potranno essere assunti dalle organizzazioni musulmane con sede in Austria e ai Paesi stranieri, come Turchia, Arabia saudita e i Paesi del Golfo, non potranno finanziare i centri islamici e le mosche presenti nel territorio austriaco.
“Il nostro obiettivo è quello di ridurre l’influenza politica e il controllo dall’estero e dare all’Islam l’opportunità di svilupparsi liberamente in seno alla nostra società e in linea con i nostri valori comuni europei”, ha dichiarato il ministro austriaco dell’integrazione e degli affari esteri, Sebastian Kurz. Ma il paragrafo più controverso è il 4.2, in cui si afferma che le organizzazioni islamiche dovranno avere “un approccio positivo verso la Società o lo Stato” o verranno chiuse. Non sono mancate le polemiche verso questa nuova legge, infatti dal mondo islamico subito sono volate accuse di “islamofobia” e di voler creare un “islam a carattere austriaco”. “I Paesi non possono avere una loro versione dell’Islam. L’Islam è universale e le sue fonti sono chiare. Pertanto, la religione non è una questione di ingegneria. Vorrei ribadire che sono futili gli sforzi compiuti dai capi di Stato per creare una versione dell’Islam che sia specifica per i loro Paesi”, ha dichiarato Mehmet Gormez, responsabile per gli affari religiosi turco.