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L’Arcivescovo di Mosul: “Le famiglie cristiane sono disperate”

Emil Shimoun Nona, arcivescovo caldeo di Mosul, secondo centro per importanza dell’Iraq e prima città a cadere nelle mani dell’autoproclamato Stato Islamico, ha affermato ieri che “la vicinanza mostrata dal Sinodo in corso a Roma alle famiglie dell’Iraq è un segnale molto positivo, perché è importante parlarne e ci da la forza di andare avanti”. Il Sinodo, infatti, ha dedicato in questi giorni una particolare attenzione ai cristiani iracheni e siriani vittime delle violenze jihadiste e le ripercussioni di questi fenomeni “sulla famiglia, disgregata dalla morte dei suoi membri, e privata di un futuro per i giovani e per gli anziani, abbandonati a se stessi”.
L’arcivescovo, poi, ha affermato che per i cristiani iracheni è importante la presenza del patriarca Sako e degli altri patriarchi a Roma, in quanto possono “parlare della situazione dei rifugiati e delle sfide che devono affrontare. Con il passare del tempo – ha continuato il prelato – lo spirito e lo stato d’animo dei rifugiati si fa sempre più difficile e disperato, perché non si vedono segnali positivi per un ritorno a casa in un futuro prossimo”.

“Stiamo cercando case da affittare – spiega l’arcivescovo di Mosul – ma è impossibile trovare un alloggio per tutti e le abitazioni non si trovano con facilità, per questo cerchiamo altre soluzioni”. Mons. Nona avverte dei numerosi rischi, delle molte sfide e difficoltà che vivono le famiglie cristiane di Mosul strappatedalle proprie terre: “Come è possibile restare uniti – si chiede – e fare ciò che fa una famiglia nella quotidianità delle mura domestiche, in una tenda, in una scuola pubblica o condividendo un appartamento con le altre famiglie”. Subentrano grandi problemi in termini di relazioni personali, nel rapporto interno alla coppia e nell’educazione dei figli, tutti problemi che si affiancano “alle gravi difficoltà economiche”. Per questo i sacerdoti “promuovono attività per i bambini e i giovani, li fanno giocare per dimenticare, anche solo per pochi momenti, il dramma della guerra”.

Infine, al Sinodo di Roma l’arcivescovo di Mosul chiede “attenzione per le difficoltà vissute dalle famiglie, guardando alle situazioni diverse e alle diverse realtà”, elaborando “non una soluzione per tutti, ma rispettando il modo di pensare e di vivere delle famiglie di tutto il mondo”.

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