“La vera giustizia è fare a quella persona, a quel popolo, ciò che vorrei fosse fatto a me, al mio popolo”. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’omelia presso lo stadio olimpico Koševo di Sarajevo alla presenza di circa 65mila fedeli. Il successore di Pietro ha osservato che “nel nostro tempo l’aspirazione alla pace e l’impegno per costruirla si scontrano col fatto che nel mondo sono in atto numerosi conflitti armati. È una sorta di terza guerra mondiale combattuta ‘a pezzi’; e, nel contesto della comunicazione globale, si percepisce un clima di guerra”. “C’è chi questo clima vuole crearlo e fomentarlo deliberatamente – ha soggiunto – in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà, e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi”.
Il Pontefice ha lanciato un appello: “Oggi, cari fratelli e sorelle, si leva ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra!”. Inoltre ha evidenziato che nel Vangelo c’è scritto “beati gli operatori di pace” e non “beati i predicatori di pace”: “tutti sono capaci di proclamarla, anche in maniera ipocrita o addirittura menzognera”. La pace, ha spiegato, “è opera della giustizia”, una “giustizia praticata, vissuta”. Seguendo il comandamento di “amare il prossimo come sé stessi”, “quella persona, quel popolo, che vedevo come nemico, in realtà ha il mio stesso volto, il mio stesso cuore, la mia stessa anima”.
Il Santo Padre ha precisato che per essere “artigiani” di pace nel quotidiano è necessario avere gli atteggiamenti indicati da San Paolo – tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità – sopportandosi a vicenda e perdonandosi gli uni gli altri. “Non illudiamoci però – ha continuato – che questo dipenda solo da noi! Cadremmo in un moralismo illusorio. La pace è dono di Dio, non in senso magico, ma perché Lui, con il suo Spirito, può imprimere questi atteggiamenti nei nostri cuori e nella nostra carne, e fare di noi dei veri strumenti della sua pace”.
Infine, ha evidenziato che “solo se si lascia riconciliare con Dio, l’uomo può diventare operatore di pace”. Al termine della celebrazione, dopo il saluto dell’arcivescovo di Vrhbosna-Sarajevo, cardinale Vinko Puljić, e la benedizione finale, il Santo Padre si trasferisce in auto alla Nunziatura Apostolica dove pranza con i vescovi della Bosnia ed Erzegovina.