L'appello del Papa: “Salvare la Siria dalla catastrofe”

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Gesù vuole scuotere gli scribi e i farisei dall’errore in cui sono caduti, cioè quello di stravolgere la volontà di Dio trascurando i suoi comandamenti per osservare le tradizioni umane”. Con queste parole, pronunciate durante l'Angelus domenicale in Piazza San Pietro, Papa Francesco commenta il brano evangelico  (cfr Mc 7,1-8.14-15.21-23) nel quale “Gesù affronta un tema importante per i credenti: l’autenticità della nostra obbedienza alla Parola di Dio, contro ogni contaminazione mondana o formalismo legalistico”. Come spiegato dal Santo Padre, nel suo confronto con gli scribi e i farisei, i quali obiettano “accusando i suoi discepoli di non seguire i precetti rituali secondo le tradizioni”, mettendo in dubbio “l’autorevolezza di Gesù come Maestro”, la sua reazione è severa “perché grande è la posta in gioco: si tratta della verità del rapporto tra l’uomo e Dio, dell’autenticità della vita religiosa”.

Il messaggio di Giacomo

Per questo anche oggi, l'invito del Signore è a “fuggire questo pericolo di dare più importanza alla forma che alla sostanza. Ci chiama a riconoscere, sempre di nuovo, quello che è il vero centro dell’esperienza di fede, cioè l’amore di Dio e l’amore del prossimo, purificandola dall’ipocrisia del legalismo e del ritualismo… L’ipocrita è un bugiardo, non è autentico”. E il Pontefice cita l'apostolo Giacomo, il quale spiega come dev'essere la vera religione: “Visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo”. Un insegnamento che, spiega il Santo Padre, “significa praticare la carità verso il prossimo a partire dalle persone più bisognose, più fragili, più ai margini. Sono le persone delle quali Dio si prende cura in modo speciale, e chiede a noi di fare altrettanto”.

Un esame di coscienza

In merito alla seconda parte del messaggio di Giacomo, 'non lasciarsi contaminare da questo mondo', Papa Francesco spiega che “non vuol dire isolarsi e chiudersi alla realtà. Anche qui, non dev’essere un atteggiamento esteriore ma interiore, di sostanza: significa vigilare perché il nostro modo di pensare e di agire non sia inquinato dalla mentalità mondana, ossia dalla vanità, dall’avarizia, dalla superbia”. Fondamentale è fare un esame di coscienza, così da verificare il nostro modo di accogliere la Parola di Dio, quella che ascoltiamo anche durante la Messa: “Se la ascoltiamo in modo distratto o superficiale, essa non ci servirà molto. Dobbiamo, invece, accogliere la Parola con mente e cuore aperti, come un terreno buono, in modo che sia assimilata e porti frutto nella vita concreta. Così la Parola stessa ci purifica il cuore e le azioni e il nostro rapporto con Dio e con gli altri viene liberato dall’ipocrisia”.

Appello per la Siria

Al termine dell'Angelus, il Papa ricorda Anna Kolesárová, “vergine e martire”, beatificata ieri a Kosice, in Slovacchia: “E' stata uccisa per aver resistito a chi voleva violare la sua dignità e la sua castità. Questa ragazza coraggiosa aiuti i giovani cristiani a restare saldi nella fedeltà al Vangelo, anche quando richiede di andare controcorrente e pagare di persona”. E lancia un nuovo appello per “i venti di guerra” che spirano ancora dalla Siria: “Giungono notizie inquietanti sui rischi di una possibile catastrofe umanitaria in Siria, nella Provincia di Idlib. Rinnovo il mio accorato appello alla Comunità internazionale e a tutti gli attori coinvolti ad avvalersi degli strumenti della diplomazia, del dialogo e dei negoziati, nel rispetto del Diritto umanitario internazionale e per salvaguardare le vite dei civili”.

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